Articolo di Júlia Iván

 

“Soltanto un giro”, scherzano così i partecipanti sulla distanza disumana, alludendo al percorso di 221 km lungo tutta la riva del “mare ungherese”. L’Ultrabalaton è un fantastico omaggio alla corsa, alla tenacia e all’amicizia sportiva, in un scenario composto da paesaggi mozzafiato alternati alle acque turchesi.

L’11 maggio, alla 13ma edizione della gara, 13.800 atleti si sono schierati per circumnavigare il lago più grande dell’Europa Centrale, in solitaria oppure in una staffetta composta da 2-13 podisti.

Nella gara individuale ha trionfato l’ungherese Tamás Bódis (20 ore e 26 minuti), mentre al secondo posto è arrivato un italiano, Enrico Maggiola dopo 21 ore 7 minuti di corsa, seguito dal polacco Andrzej Radzikowski (21:47).

Enrico Maggiola, 34enne, grande talento dell’ultrarunning italiano della Bergamo Stars, ci racconta come ha vissuto la gara e perché è diventato un “corridore regolare” in Ungheria.

Enrico Maggiola al termine della gara

Con quali aspettative sei partito per i 221 km?

E.M.: In queste gare può succedere di tutto e quindi è difficile avere un obiettivo preciso. Inoltre nell’ultima settimana non stavo bene e quindi non sapevo cosa aspettarmi. Speravo di chiudere la gara sulle 22 ore, quindi è andata bene.

Dopo i primi 20 km ti sei posizionato nel gruppetto in testa, dietro Radzikowski e con Bódis alle spalle, con un distacco massimo di 15 minuti tra di voi. Come si gestisce la gara in questa situazione?

E.M.: La posizione in classifica non è mai una mia priorità e cerco di “fare la mia gara” dando il massimo a prescindere dalla posizione attuale. Inoltre non stavo bene sia mentalmente che fisicamente (ho avuto anche un attacco di crampi ai polpacci di cui non soffro mai) e l’obiettivo quasi fin dall’inizio era solo uno: cercare di finire la gara il prima possibile. Anche perchè non riuscivo neppure ad ascoltare i miei podcast che normalmente mi tengono compagnia durante queste gare. Sapermi perciò primo piuttosto che terzo non cambiava molto.

Come riesci a superare questi inevitabili problemi fisici e mentali nelle ultra?

E.M.: A gennaio mi ero ritirato ad una 24h in quanto avevo capito che non sarei più riuscito a raggiungere il mio obiettivo. Nei successivi 20 giorni sono stato malissimo poichè ho avuto moltissimi sensi di colpa per essermi ritirato senza aver tentato di fare una gara comunque decente. Da allora durante ogni crisi di gara, penso a quei giorni successivi e ai sensi di colpa. Questo mi da la motivazione per andare avanti. L’Ultrabalaton mi ha dato molto in termini di resistenza mentale: riuscirla a finire senza gettare la spugna è stata una vittoria con me stesso. Inoltre sono grato alla mia crew che mi ha dato una mano come se fossero veri e propri professionisti! E anche ai volontari che ogni qualvolta gioivano al nostro passaggio sempre con un sorriso.

Controllo medico al termine della gara

L’Ultrabalaton è già stata la tua quarta gara in Ungheria, quasi quasi torni a casa nel nostro Paese.

E.M.: Mi sono trovato benissimo alla Korinthosz160 lo scorso anno a Szekszárd. Nel frattempo ho stretto alcune importanti amicizie e ogni occasione è utile per venire a correre queste gare in cui mi trovo sempre molto bene, poichè organizzate in maniera molto professionale e partecipate da tantissime belle persone.

Nel 2018 hai portato a termine 18 ultra, perfino la “regina” Spartathlon, conquistando 9 podi di cui 5 vittorie – un’impresa impressionante. L’Ultrabalaton è già stata la tua sesta sfida nel 2019. Quali gare hai ancora in programma quest’anno?

E. M.:Ci sono alcune gare che mi piacerebbe ancora correre, tra le quali la 100km ad Asolo e poter tornare a Szekszárd per la Korinthosz. La gara però sicuramente più importante sarà ad ottobre in Francia, dove si correranno i mondiali della 24h.

 

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Foto ufficiali della gara