Grande fermento e linee telefoniche roventi tra le cancellerie e i ministeri degli esteri delle Repubbliche Baltiche, Ungheria, Polonia ed altri stati dell’Unione su quanto sta accadendo in Bielorussia a seguito delle imponenti manifestazioni che mettono in discussione la validità delle recenti elezioni presidenziali.

Con la protesta civica che monta a ritmo di crescendo rossiniano nonostante la mano pesante adoperata dalle forze dell’ordine nel tenere a bada la rivolta, la diplomazia europea ha stretto i tempi e fissato già alcune date nella propria agenda politica.

Per il responsabile della diplomazia ungherese, Péter Szijjártó, la cooperazione multilaterale alla base degli Accordi di Visegrád sta emergendo ora in grande evidenza attraverso il pieno appoggio dato dall’Ungheria alle posizioni sostenute dalla Polonia, da sempre legata dal punto di vista storico, politico e culturale con la Bielorussia, dove risiede anche una minoranza polacca.

Da parte sua il responsabile polacco per gli Affari Europei, Konrad Szymanski ha affermato che la credibilità dell’Europa dipende da come saprà sostenere e difendere le aspirazioni di libertà del polopolo bielorusso. Lo stesso Szymanski ha dato per primo priena disponibilità alla richiesta fatta dal Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ai leader europei affinché tengano mercoledí prossimo una riunione straordinaria in videoconferenza sulla crisi bielorussa. A loro volta i presidenti della Polonia e dei tre Stati baltici hanno reiterato la richiesta a Lukashenko chiedendo disponibilità ad un dialogo costruttivo per il bene della stabilità nell’area.

Sull’iniziativa incombe la grande incognita Putin al quale Lukashenko si è subito rivolto come alleato naturale per ricevere quel sostegno politico che, stando a quanto affermato dallo stesso presidente bielorusso, gli sarebbe stato accordato sabato scorso durante un colloquio telefonico. In realtà il presidente russo non si è ancora ufficialmente espresso a riguardo limitandosi ad inviare un telegramma di congratulazioni formali per il risultato elettorale ottenuto augurandosi in maniera sibillina “che ció possa facilitare le relazioni tra i due paesi in modo reciprocamente vantaggioso in tutti i campi.”

Le possibilità di aiuto politico di Putin a Minsk farebbe agio sull’interesse geopolitico del russo a contrastare e limitare l’esuberanza militare delle repubbliche baltiche (ex sovietiche) secondo lui troppo attive ed invadenti all’interno della NATO con le ripetute scaramuccie e sconfinamenti degli spazi aeri sempre piú frequenti negli ultimi tempi. Le probabililtà però devono fare i conti con il peso politico della Polonia, dell’Unione Europea, Germania in primis, e adesso pure dei V4. Ma il gioco varrà la candela?



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