Articolo e illustrazione di Patrizia Gatta

Giocare ai treni su un set di Wes Anderson

Ritrovare la dimensione del gioco è il piacere sottile delle persone serie. L’adulto che ha imparato a non trascurare la propria parte infantile ha qualche possibilità in più di trasformare l’esistenza in un progetto che abbia un qualche senso, perché il gioco sfida la regola, accoglie l’immaginario, convive con il fantastico. Ci spoglia da quella pragmaticità che ci siamo appiccicati addosso, crescendo, in nome dell’iperadattamento; giocare è una faccenda serissima.

Se da piccoli vi piaceva giocare ai treni, nella zona collinare ad Ovest di Budapest potete giocare ad andare sui treni. Da Széchenyi-hegy a Hűvösvölgy, esiste una breve ferrovia chiamata la Ferrovia dei Bambini, in ungherese Gyermekvasút.

Costruita nel 1950 sotto supervisione del Ministro dei trasporti Ernő Gerő e sponsorizzata dall’Unione Sovietica, si estende per circa 12 Km, con binari a scartamento ridotto per poter consentire l’avanzamento agile dei treni tra le curve tortuose delle colline. E’ servita da coloratissime e seducenti locomotive Mk45 diesel degli anni 70 e da due treni storici con locomotiva a vapore, del 1928 e degli anni 50. Ciò che rende l’esperienza incantevole, oltre al paesaggio che offre il punto più alto della città, la vegetazione delle colline di Buda, le vecchie stazioni alle quali fermarsi e fare passeggiate senza meta nei dintorni, sono tutti questi ragazzini dai quali ti trovi improvvisamente circondato. Con fare un po’ severo ed enfaticamente professionale fanno e staccano biglietti, fanno accomodare sulle carrozze, fischiano la partenza dei treni e manovrano a quattro mani i deviatoi, serissimi e risoluti, con quel piglio da piccoli adulti inseriti nella natura e nel retrò che rende subito il tutto un set cinematografico di Wes Anderson.

La Gyermekvasút viene concepita inizialmente come Accademia per preparare i più giovani al lavoro e all’età adulta. Tutto lo staff della ferrovia difatti, dai bigliettai ai controllori ai conduttori, eccetto i macchinisti, era composto da membri della Organizzazione Giovanile Comunista “I Pionieri”, ragazzi tra i 10 e i 14 anni, selezionati tra coloro che raggiungevano notevoli risultati accademici, il che rende facile immaginare con quanto impegno e dedizione questi ragazzi si sforzassero sui libri, fantasticando sulla ricompensa del far partire con il potere di una palettina rossa un treno vero. L’operazione è una perla socialistica di concetto ed estetica indiscutibili, che mescola simulazione e reale, gioco e responsabilità, collettività e meritocrazia. Oggi le modalità sono le stesse e la tradizione permane, l’Organizzazione Giovanile ha perso un sostantivo e le divise sono non più rosse quanto di uno depoliticizzato blu, ma l’espressione di orgoglio, soddisfazione e gioia del bimbetto con la casacca un po’ larga che da il segnale di partenza con il suo fischietto resta il vero, e immutato, spettacolo.

Informazioni sul percorso e sul come raggiungere la prima fermata (Széchenyi-hegy) possono trovarsi qui.



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Foto: Patrizia Gatta – pigidesign.com