La felicità dei giorni perduti, Nikoletta Kiss, 2020 Giunti Editore

Una storia ispirata alla vicenda della famiglia dell’autrice

La storia di Rebeka e István risveglia la Budapest degli anni tra il 1949 e il 1956 ed è ispirata alla vera vicenda della famiglia dell’autrice Nikoletta Kiss. La verità che sorregge la trama, infatti, palpita dietro le righe di ogni pagina e ci mostra il cuore dell’Ungheria, martoriato ma ancora forte e voglioso di vivere.

I protagonisti: Rebeka la borghese, István l’artista e Budapest

Il romanzo sembra mostrare al lettore le due anime di questo popolo travagliato e resiliente: la borghese Rebeka Bárdossy – nel suo indomabile carattere, fiero e incapace di scendere a compromessi, nel suo rifiutarsi di appartenere a qualcuno, nella sua ostinata ricerca della libertà come unico vero bene – incarna la volontà di indipendenza e l’orgoglio di opporsi a qualunque genere di sudditanza. L’artista di origini modeste István Szabó – profondamente onesto, sia nel pensiero che nella pratica, radicato nella propria terra con mite e ardente tenacia, fedele senza eccezioni al proprio sistema di valori e pronto a sacrificarsi per esso – personifica la forza silenziosa e carsica del popolo magiaro, che si piega ma non si spezza.

Insieme a loro due, la Budapest di metà Novecento è protagonista del romanzo e si lascia scoprire e svelare nel dedalo di appartamenti dei condomini di Pest, nelle mostre d’arte antisocialiste allestite in capannoni di fabbriche abbandonate, nelle facciate annerite dalla polvere e dal fumo dei palazzi sopravvissuti alle due guerre, nei suoi eleganti Caffè dove si mangia a lume di candela e si è serviti da camerieri in livree bianche e nere, nelle sue strade lucide d’umidità, nei suoi magnifici ponti bombardati e ricostruiti, nelle ville signorili di Buda con il suo amabile lungofiume e il castello semidistrutto. Sembra quasi di trovarsi lì, nei locali pieni di fumo di sigaretta, esalazioni alcooliche, musica zigana e discussioni accese sull’arte e sulla politica.

Il collegamento tra passato e presente

La città di Budapest ti entra nelle vene e si fa amare e rimpiangere quasi avesse una vita propria. La storia di István e Rebeka viene riportata a galla nel 2017 da Anna Hartmann, la nipote di Rebeka, grazie ad un ritratto della nonna che le viene fatto recapitare nella sua galleria d’arte, a Berlino, dall’avvocato di un defunto professore dell’Università di Budapest. Spostandosi tra Vienna, Berlino e la capitale ungherese, Anna rappresenta un collegamento indispensabile tra passato e presente. La sua vicenda personale dà un senso nuovo a quanto accaduto e apre la porta alla speranza che le generazioni future riescano, in qualche modo, a non commettere più gli errori di chi li ha preceduti, in quella “evoluzione della specie” e progresso, intesi come miglioramento del singolo individuo e quindi della società, da sempre universalmente auspicati.

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Foto: Giunti Editore