Nell’ottobre del 2019 Gergely Karácsony veniva eletto sindaco di Budapest, sconfiggendo dopo 9 anni il candidato di Fidesz, István Tarlós. Era la prima battuta di arresto del partito del primo ministro Viktor Orbán ma non una sconfitta piena. Fidesz infatti, al potere stabilmente dal 2010, ha mantenuto le proprie posizioni di forza nella campagna anche dopo aver perso in alcune città.

All’epoca ci si chiedeva se questo giovane politico sarebbe stato capace di tenere unita una coalizione variegata che ancora molto spesso ha attriti al suo interno. Oggi sembra essere arrivata la risposta.

Opposizione spalleggia Karácsony nella corsa a premier

Karácsony sarà infatti il candidato dell’opposizione come primo ministro in vista delle elezioni generali del prossimo anno. In particolare, a settembre si deciderà su tre principali candidati, che si ridurranno a uno nel mese di ottobre, per la sfida finale contro Orbán. Al momento, Karácsony potrebbe tranquillamente vincere le primarie, dal momento che tre su sei partiti dell’opposizione hanno già espresso il loro supporto.

Sia i socialisti che il partito di Karácsony Párbeszéd hanno elogiato il sindaco definendolo come un “giovane e moderno politico il quale, come primo ministro, sopporterebbe il programma dei socialisti.”

Karácsony potrebbe “ricostruire lo stato di diritto in Ungheria, trasformandolo in un Paese, dove la stampa potrebbe essere nuovamente libera e la legge valere per tutti”, si legge nel comunicato stampa. La scorsa settimana il sindaco ha dunque presentato il suo programma ufficiale dicendo dallo slogan “libertà, pace e umanità.”

“L’Ungheria ha bisogno di cambiamenti e di rimediare ai suoi errori così che uno stile vita migliore possa essere non solo un privilegio del 10% della popolazione,” ha dichiarato Karácsony.

“Bisogna non solo restaurare la democrazia, ma anche fare ammenda per i danni morali, legali e materiali causati dalla maggioranza nell’ultimo decennio. […] La politica non sarà più sinonimo di corruzione, irresponsabilità e ostentazioni.”

Il futuro per Karácsony è decisamente verde. Come anche sottolineato nel suo programma per la ripresa economica, come alternativa a quello ufficiale presentato dal governo, Karácsony punta su investimenti da oltre 2 miliardi  di euro per il cambiamento climatico.

Riuscirà l’opposizione a rimanere unita fino alla fine?

Da vedere come verrà gestito il dialogo alle primarie. L’attuale sindaco di Budapest ha ricordato che “i candidati non devono gareggiare a chi sa diffamare meglio il governo ma il migliore sarà colui che riesce a tenere unita e forte l’opposizione.”

Proprio la disgregazione dell’opposizione sta alla base delle ripetute vittorie di Orbán, in carica la prima volta nel 1998 quando, dopo aver formato una coalizione con il Forum Democratico Ungherese e il Partito dei Piccoli lavoratori, divenne uno dei primi ministri più giovani dell’Ungheria (aveva 35 anni, e il record è di András Hegedüs eletto premier nel 1955, all’età di 33 anni). Era la prima volta di un partito progressivo di destra, pronto a rompere con il passato. Lo slogan portato avanti recitava: “Più d’un cambio di governo, meno di un cambio di regime.”

Una volta ritornato al potere nel 2010, Orbán poteva persino contare sulla maggioranza dei 2/3.  E nel 2018, dopo le elezioni parlamentari, Orbán festeggiò l’ennesima vittoria, con 133 su 199 seggi in Parlamento. Quasi a preludio di quelle che sarebbero state le amministrative dell’anno successivo, a decretare la vittoria di Orbán non fu Budapest, dal momento che quasi tutti i distretti della capitale ungherese diedero la loro preferenza all’opposizione. Bensì furono i piccoli centri rurali ad appoggiare il primo ministro, grazie alla intensa campagna elettorale fatta di propaganda e strumentalizzazione dei media. Secondo quanto raccontava il giornalista János Betlen, l’opposizione non esisteva ed era troppo frammentata.

“Se chiedessimo agli elettori come si chiama il leader dei socialisti probabilmente neanche lo saprebbero,” scherzava Betlen. “Durante le elezioni i socialisti avevano scrutatori in 6,000 su 11,000. Un partito che vuole governare, non dovrebbe averne almeno uno in tutti i seggi?”.

Oggi la situazione sembra essere diversa. I più recenti sondaggi (del 17 maggio) vedono Orbán avanzare al 49% mentre l’opposizione sta appena dietro, al 48%.

L’opposizione dunque avanza e la crisi causata dal coronavirus potrebbe aver aggravato la situazione per il partito in carica, fra politiche (sulle restrizioni per esempio, o sul fronte europeo) non condivise da tutti e la realtà del sistema sanitario venuta a galla. Un’occasione così di sconfiggere Orbán alle elezioni non si vedeva da decenni e forse una svolta potrebbe essere in vista per l’Ungheria.



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Foto: sito web del párbeszéd.