Ieri al Consiglio dell’Unione Europea è avvenuto un grave scontro tra i paesi sui temi dei diritti civili e delle libertà fondamentali. L’Ungheria è sotto accusa. L’ultima legge, contro la comunità LGBT, è l’ultima di una serie di misure che hanno svuotato lo Stato di diritto del paese. In molti si chiedono perchè l’Ungheria non esce dalla UE visto che non ne accetta i valori fondanti.

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Durante il Consiglio hanno preso la parola sul tema “Ungheria” tutti i 27 primi ministri. In 17 hanno espresso profonde critiche contro l’Ungheria, firmando anche un documento di condanna nella quale ribadiscono “sosteniamo la diversità e l’uguaglianza LGBT”. A difesa di Orbán sono intervenuti in due, la Polonia e la Slovenia.

Rimprendiamo le diverse posizioni espresse sulla legge

Ursula von der Leyen: “La legge ungherese è una vergogna”.

Le risponde Viktor Orbán: “Le parole della von der Leyen sono vergognose”.

Mario Draghi “I trattati europei difendono la libertà” e poi rivolto a Orbán “li hai firmati anche tu?”.

Mark Rutte, premier olandese: “Non c’è più posto per l’Ungheria in questa Unione Europea”.

Sempre Rutte: “L’obiettivo è mettere in ginocchio l’Ungheria sulla questione dei diritti civili. Devono capire che l’adesione all’UE significa anche una comunità di valori comuni”.

Xavier Bettel, premier lussemburghese: “Molti giovani si suicidano perché non riescono ad accettare se stessi, perchè pensano di non essere normali, perché sono considerati pericolosi. Nel frattempo, non si rendono conto che l’omosessualità non è una questione di scelta, l’intolleranza è una scelta. Io oggi non sarò tollerante con l’intolleranza e combatterò”.

Bettel: “Sono gay e nipote di un ebreo. So com’è quando si viene ridicolizzati e disonorati – non farlo”.

Bettel: “Non sono diventato gay. Lo so, non è una decisione. Puoi vedere quanti giovani LGBT si suicidano. E’ davvero triste. Questo è uno stigma. Ti rispetto, ma è una linea rossa. Questo riguarda i diritti fondamentali, dobbiamo essere capaci di accettare la diversità”.

Il primo ministro svedese, Stefan Löfven: “Fattelo dire Viktor: il popolo svedese non è interessato a mandare soldi a un paese che non rispetta i valori fondamentali”.

Il primo ministro portoghese, Antonio Costa, presidente di turno del Consiglio dell’Ue: “L’Ue non è un impero come l’Unione Sovietica. Avete deciso volontariamente di entrare nel club, e siamo felici che abbiate voluto entrare. Ma se entrate, dovete giocare secondo le regole e i valori. Alcuni paesi come Svizzera e Norvegia hanno scelto di non entrare nell’Ue perché “vogliono partecipare solo alla parte economica”.

Mentre Angela Merkel e il premier Pedro Sánchez hanno avvertito Orbán che pedofilia, omosessualità e pornografia non devono essere confuse.

Viktor Orbán ha risposto: “Io durante il regime comunista difendevo i ragazzi gay”.

Ancora Orbán: “Non è una legge anti-gay, abbiamo approvato una legge sulla protezione dei bambini”.

Secondo Orbán, i critici della legge non hanno letto la legge.

Judit Varga, ministro della giustizia ungherese, ha citato in un post su facebook il romanzo di Orwell 1984 accusando l’Europa di limitare la sua libertà di espressione e di avviare una campagna di menzogne contro l’Ungheria.

Sempre la Varga: “Il Signor Rutte riprende la vecchia arroganza colonialista quando dice che l’Ungheria deve inginocchiarsi”.

In mezzo a questa diatriba politica, che coinvolge ministri e premier che utilizzano toni estremamente duri, a rivolgere un forte messaggio è stato anche il calciatore tedesco Leon Goretzka che dopo aver segnato il goal che ha eliminato l’Ungheria agli europei di calcio ha indirizzato verso i tifosi il simbolo del cuore ricordando che “love is love”: l’amore è amore, e va rispettato.

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