Dieci anni fa con il fumetto autoprodotto, e tirato in poche centinaia di copie, La profezia dell’armadillo, esordiva Zerocalcare, nom de plume di Michele Rech. Il fumetto verrà ristampato più volte nel giro di pochissimo tempo, dall’autoproduzione iniziale approderà all’edizione definitiva curata dalla casa editrice Bao Publishing (che pubblicherà poi tutte le opere successive di Zerocalcare) e supererà il traguardo delle centomila copie vendute.

Nel 2018 ne verrà tratta pure una trasposizione cinematografica diretta da Emanuele Scaringi, che però riesce solo pallidamente a tradurre sul grande schermo, con attori in carne e ossa, lo spirito e le vicende dei personaggi del fumetto, finendo con il deludere gli affezionati lettori di Zerocalcare. Le brevi storie autoconclusive – frammenti di un unico e più grande affresco – che compongono il volume, mettono già in luce tutti gli elementi narrativi e le caratteristiche grafiche che matureranno definitivamente nei lavori a venire dell’autore romano.

Da Kobane Calling alla serie su Netflix

Da quel fortunato esordio sono appunto trascorsi dieci anni, anni in cui Zerocalcare ha realizzato numerosi volumi (Un polpo alla gola, Dimentica il mio nome, Scheletri, ecc…) reportage a fumetti (il notevole Kobane Calling su tutti, incentrato sul conflitto lungo il confine turco-siriano tra Curdi e Stato Islamico), una serie televisiva a disegni animati, Strappare lungo i bordi, prodotta da Netflix, imponendosi come il fumettista più noto e letto oggi in Italia (i suoi libri hanno superato il milione di copie vendute).

Un successo conquistato grazie alla sua abilità nel tratteggiare con pochi segni personaggi espressivi e vividi, nel raccontare in prima persona un microcosmo (i suoi amici, la sua Rebibbia, i centri sociali…) apparentemente ombelicale, ma in realtà in grado di parlare a chiunque e di trattare con leggerezza tematiche sociali anche scomode, nel sapere bilanciare sequenze ilari e malinconiche, nello stabilire una complicità con i suoi lettori (in particolare con quelli generazionalmente a lui più affini) grazie allo scoperto citazionismo e e agli innumerevoli rimandi alla cultura pop con cui infarcisce le sue storie.

Zerocalcare in Ungheria: Torokszorítósdi 

Lo sbarco in Ungheria di Zerocalcare è di queste settimane, con la fortuita coincidenza che vede uscire quasi in contemporanea la serie animata prodotta da Netflix e il fumetto Torokszorítósdi (Un polpo alla gola, il secondo libro pubblicato dall’autore) edito da Nimuě e tradotto da Dóra Várnai.

“Ricorda: nessuno guarisce dalla propria infanzia” ammonisce la quarta di copertina del volume, dove l’autore si misura per la prima volta, dopo le micro storie del suo esordio, con un racconto di ampio respiro, costruito su più piani temporali (tre fasi della propria giovinezza) affrontando in maniera originale le tematiche classiche del “romanzo di formazione”.

L’edizione Nimuě, oltre ad avvalersi di una accurata traduzione, e non dev’essere stato facile rendere le numerose espressioni gergali presenti nei balloon, è arricchita anche da un corposo apparato di note, utile al lettore ungherese per godere appieno della storia.

Dove acquistare il libro

Il libro è acquistabile online: clicca qui, insieme agli altri titoli proposti da questa giovane e coraggiosa casa editrice.



Articolo di Gaspare Subissoni

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