Elena Rabkina: artista eclettica, attivista politica, dissidente bielorussa, rifugiata. Ma queste etichette graffiano a malapena la superficie. Ecco l’intervista che le abbiamo fatto in occasione dell’esposizione della sua opera “The Moment of Truth” al Sziget Festival 2023. Conosciamola meglio grazie alle sue parole e attraverso le meravigliose fotografie di Ana Saldatava.

Elena, tu sei molte cose in una, e applicare etichette alle persone è sempre sbagliato. Ma forse un po’ genericamente io ti definirei soprattutto un’artista. Di che tipo di arte ti occupi? 

Spazio dall’arte, al giornalismo alla psicologia per creare quella che ora chiamo “arte interattiva“. Questo è un campo dell’arte che va oltre l’aspetto visivo per includere molteplici sensi ed esperienze emotive, esortando le persone a impegnarsi non solo come spettatori ma come partecipanti. Il mio obiettivo non è solo creare opere esteticamente gradevoli ma stimolare il dialogo e ispirare il cambiamento. Il mio approccio artistico è piuttosto eclettico. Inizio con un’idea, un messaggio che deve essere ascoltato, e da lì decido il mezzo che trasmetterà al meglio quel messaggio… un’installazione interattiva, una fotografia, un’esperienza teatrale, un gioco o anche arte digitale.

 

Al Sziget festival hai esposto un’opera intitolata “The Moment of Truth“. Cosa rappresenta?

The Moment of Truth” non è solo un’esperienza piatta e bidimensionale. La scelta del plexiglass come mezzo consente all’opera d’arte di prendere vita in un modo che le opere tradizionali non potrebbero fare. Ho prestato particolare attenzione a come la luce interagisce con le forme in plexiglass, creando un gioco dinamico di ombre e riflessi che aggiunge un ulteriore livello di complessità all’opera.

Uno degli aspetti più affascinanti è il modo in cui i pezzi semitrasparenti si uniscono l’uno all’altro per formare nuove forme e colori, proprio come il modo in cui diversi pezzi di informazione si fondono per formare la nostra percezione della verità. La traslucenza del plexiglass aggiunge una sorta di qualità “trasparente”, sottolineando che nulla è del tutto opaco o trasparente nella ricerca di comprensione del mondo che ci circonda.

Quando cammini attorno all’opera, scoprirai che, a seconda dell’angolazione e di come la luce la colpisce, la tua prospettiva cambia. Questa non è solo una scelta artistica; è una dichiarazione. Per comprendere appieno cosa sta succedendo, non è sufficiente guardare solo in un modo. Devi muoverti, adattarti e considerare diversi punti di vista.

Quindi, in sostanza, “The Moment of Truth” non è semplicemente un’esperienza visiva ma un viaggio interattivo. Ti chiede di impegnarti sia visivamente che intellettualmente, di mettere in discussione il modo in cui ti avvicini alla complessità della realtà.

Sziget-artista-Elena-Rabkina

Perché hai scelto di esporre i tuoi lavori allo Sziget Festival? Come valuti in generale la tua esperienza come artista allo Sziget Festival?

Esporre allo Sziget Festival è stata un’incredibile opportunità e un’esperienza diversa da qualsiasi altra. Uno degli aspetti più rinfrescanti è stata l’atmosfera: non è la tipica ambientazione di una galleria, ed è ciò che la rende così speciale. Le persone al Sziget Festival sono lì per sperimentare, emozionarsi e lasciarsi coinvolgere, piuttosto che semplicemente osservare. C’è sincerità nelle loro reazioni; non si tirano indietro ma esprimono apertamente ciò che sentono, scattando foto e condividendo le loro impressioni. Come artista, non c’è complimento più grande che vedere le persone interagire attivamente con il tuo lavoro.

Questa atmosfera aperta si presta anche a rendere l’arte più accessibile. Quando ho esposto The Moment of Truth”, è stato sorprendente vedere persone provenienti da tutto il mondo interagire con esso, cogliendone la complessità e la multidimensionalità. Il potere dell’arte di creare un ponte tra culture e avviare conversazioni significative era così evidente e non vedo l’ora di vivere altre esperienze come questa.

Ho trovato il festival un ricco mosaico di diverse espressioni artistiche. Era la prima volta che partecipavo e sono rimasta sinceramente colpita dall’attenzione riservata alle varie forme d’arte, che si tratti delle arti circensi agli spettacoli teatrali. In termini di diversità sono rimasta piuttosto colpita dallo spettro di forme d’arte in mostra.

Devo esprimere un ringraziamento speciale alla residenza d’arte “Escape Fake” e alle fantastiche organizzazioni di supporto: ProProgressione, Polycular, La Fabbrica ed Expert.forum.

Quali sono i tuoi piani per il futuro? Pensi che tornerai di nuovo a Budapest per riportare la tua arte in questa città?

Il mio viaggio con “The Moment of Truth” non è ancora finito. In effetti il pezzo si sta evolvendo. Recentemente ho avuto l’opportunità di presentarlo in una forma diversa all’Ars Electronic Festival di Linz, e sono entusiasta di annunciare che sarà presentato anche in Italia, a Milano, entro la fine dell’anno!

Per quanto riguarda Budapest e la possibilità di ritornare con la mia arte, sono assolutamente aperta. La città ha un’atmosfera unica, una miscela di storia e modernità che è incredibilmente stimolante per un artista. Il Sziget Festival è stato una testimonianza dell’apertura di Budapest verso diverse forme d’arte e mi piacerebbe riportare il mio lavoro a un pubblico così ricettivo.

In un ambito più ampio, sono interessata a spingere ulteriormente i confini dell’arte interattiva, esplorando nuovi mezzi e collaborazioni che possano portare i miei temi a un nuovo pubblico. Penso che sia fondamentale che l’arte non sia solo statica ma che si evolva e risponda ai tempi in cui viviamo.

Quindi sì, non sorprenderti se vedrai “The Moment of Truth” o qualcuno dei miei lavori futuri a Budapest o in altre città del mondo. Il viaggio è lungo e sono entusiasta di ciò che mi aspetta.

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Photographer name: Ana Saldatava