L’Ungheria ha deciso di porre il veto alle sanzioni contro il petrolio proveniente dalla Russia. Nonostante i giorni scorsi alcune voci diplomatiche, “di corridoio”, avevano ipotizzato un possibile ammorbidimento della posizione di Budapest, il governo magiaro ha deciso di fermare il sesto pacchetto di sanzioni dell’Unione Europea. 

La proposta di Bruxelles prevedeva l’embargo al petrolio russo, con la possibilità per alcuni paesi come Ungheria, Slovacchia e Bulgaria di un’esenzione per tutto il 2023. 

Dure le parole di Zoltán Kovács, portavoce ungherese: “l’UE sa esattamente che quello che sta proponendo va contro gli interessi ungheresi, non è fattinile, se noi lo facciamo manderemo completamente in rovina l’economia ungherese“.

Prima l’economia ungherese, ma non solo…

Continua la politica di Budapest quindi del “prima l’economia ungherese”. Orbán ha sempre sottolineato che l’Ungheria non voterà provvedimenti che mettano a rischio l’economia del paese. Secondo gli analisti infatti ci vorrebbero almeno 3 anni prima che l’Ungheria diventi indipendente dal petrolio russo. 

Non è però solo economia. Ormai è risaputo che all’interno della UE l’Ungheria è il paese che ha i migliori rapporti politici con la Russia, e questo ovviamente si vede nelle prese di posizione a Bruxelles. 

L’Ungheria però non è l’unico paese a storcere il naso alle sanzioni economiche. E’ però sicuramente il paese che lo fa con dichiarazioni pubbliche. Anche altri paesi della UE sono preoccupati per le misure intraprese contro la Russia. La Slovacchia ad esempio, ma soprattutto la Germania che al suo interno ha posizioni differenti a riguardo. I socialdemocratici “più attenti” alle esigenze economiche del paese mentre gli alleati di governo verdi e liberali sono tra i fautori di posizioni più dure verso Mosca. 



Per rimanere sempre informato sull’Ungheria: clicca qui!

 

© Riproduzione riservata

Foto: operencia.com