Oggi è il primo giorno di scuola per molti ungheresi. E tanti insegnanti sono già pronti a scioperare. Dall’inizio dell’anno, infatti, sono stati diversi gli scioperi degli insegnanti per richiedere un aumento degli stipendi. Stipendi che non si avvicinano neanche lontanamente agli standard dei Paesi occidentali e che svalutano una figura importantissima come quella del professore.

Governo punta ancora il dito contro Bruxelles

Il 30 agosto, il sindacato degli insegnanti non è riuscito a raggiungere un accordo con il governo, dopo un incontro con il Segretario di Stato  per l’educazione pubblica, Zoltán Maruzsa. Secondo il sindacato, il PDSZ, l’incontro ha messo in chiaro che il governo non ha nessuna intenzione di trasferire fondi dalle casse pubbliche per aumentare gli stipendi degli insegnanti, pagare per le ore extra o ridurre il carico di lavoro.

Secondo Maruzsa, invece, la colpa è di Bruxelles: la Commissione europea sta bloccando i fondi destinati all’Ungheria attraverso il Recovery Fund. Ecco, quei fondi potevano essere utilizzati per aumentare gli stipendi degli insegnanti. Per il governo quindi: no fondi europei, no aumenti. Per il sindacato sono solo scuse e il governo non ha nessuna intenzione di cedere alle richieste.

Scioperare o non scioperare: farà la differenza?

Lo sciopero sembra dunque l’unica soluzione, dopo aver rinunciato a quello di aprile per via delle imminenti elezioni. Tuttavia le condizioni imposte dal governo lo rendono quasi impossibile.

Infatti, secondo la legge, controfirmata dal neo presidente della Repubblica Katalin Novák alla fine di maggio, i professori devono essere comunque in grado di supervisionare gli alunni fra le 7 del mattino e le 5 del pomeriggio, i pasti alla mensa devono essere serviti allo stesso orario, le lezioni di preparazione in vista di esami devono essere tenute lo stesso, così come le lezioni di sostegno per ragazzi disabili o con esigenze particolari. Chi si rifiuta può essere accusato di disobbedienza civile, in altre parole, di violazione consapevole di una legge (anche se il Ministero dell’Interno non ha indicato quali potrebbero essere le conseguenze). Sono molti dunque gli insegnanti che hanno deciso di non aderire allo sciopero. D’altronde, che differenza potrà mai fare?



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