Il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha richiesto alla Commissione europea l’erogazione dei fondi spettanti all’Ungheria sotto il Recovery Fund (il fondo per la ripresa da 750 miliardi di Euro previsti come aiuto per le economie colpite dal coronavirus).

Per che cosa servirebbero questi fondi

Secondo Orbán, questi fondi sarebbero fondamentali in questo momento per poter gestire al meglio la crisi umanitaria che si sta riversando nel Paese, visto l’alto numero di rifugiati ucraini che ogni giorno attraversano i confini.

E sono infatti oltre 450.000 i rifugiati ucraini che si trovano al momento in Ungheria ed è giusto “condividere questa responsabilità” anche con altri Stati membri, ha detto il premier. Anche il ministro degli affari esteri Péter Szijjártó ha fatto appello all’Ue. Secondo lui infatti, l’Ue ha riconosciuto apertamente il ruolo dell’Ungheria e della Polonia nella pronta accoglienza dei rifugiati, eppure i fondi risultano ancora ingiustamente bloccati.

Secondo la lettera inviata alla presidente della Commissione Ursula Von der Leyen, Orbán ha dichiarato di voler utilizzare tali fondi per incrementare le spese nel settore della difesa, aumentare i controlli ai confini e gestire in maniera migliore l’accoglienza dei rifugiati.

Circostanze eccezionali, misure eccezionali

L’Ue, infatti, sta ancora tenendo in sospeso i pagamenti verso Ungheria e Polonia perché i due Paesi sono accusati di violare lo Stato di diritto e di non aver implementato nessuna delle raccomandazioni inviate dalla Commissione stessa. Già a febbraio, l’Ungheria aveva ricevuto una risposta negativa al ricorso presentato a dicembre 2020 per svincolare il Recovery Fund dal rispetto dello Stato di diritto. Secondo Budapest e Varsavia manca un fondamento giuridico che giustifichi la sospensione di questi fondi. Invece, secondo la corte di giustizia europea tale meccanismo di condizionalità rientra tranquillamente nelle competenze dell’Unione.

Parole come accoglienza e rifugiati sembrano stonare in bocca al premier ungherese, che negli scorsi anni si è sempre detto contrario alle quote per la distribuzione dei migranti fra tutti gli Stati dell’Unione. Oggi, a sole due settimane dalle elezioni che si terranno il 3 aprile, Orbán fa appello al ruolo dell’Ungheria nel garantire la sicurezza dell’Ue. In particolare, Bruxelles viene accusata di non essere ancora d’accordo con l’Ungheria su quella controversa legge che proibisce la diffusione di qualunque contenuto LGBTQI in pubblico e di non voler sbloccare i fondi per questo motivo. Infatti, se fosse solo per problemi legati alla corruzione,  il governo si è detto pronto a istituire un organismo anticorruzione che stilerebbe un rapporto annuale da presentare al parlamento in seduta plenaria. Un passo in favore delle raccomandazioni citate dalla Commissione. 

Recovery Fund per l’emergenza profughi

Secondo il governo, con una guerra che si combatte proprio in un Paese al confine con l’Ungheria, non si tratta solo di una crisi umanitaria ma anche economica, per via delle sanzioni approvate globalmente. E i fondi del Recovery Fund diventano oggi più importanti che mai.

“Circostanze eccezionali richiedono misure eccezionali,” si legge nella lettera di Orbán alla presidente von der Leyen.



Per rimanere sempre informato sull’Ungheria: clicca qui!

 

© Riproduzione riservata

Foto: