In questi giorni il Parlamento ungherese sta prendendo in esame una proposta di riforma del Codice del lavoro che inciderebbe sui lavoratori dipendenti del settore privato con figli. Analizziamo in questo articolo la situazione attuale e come la riforma andrebbe ad incidere sui lavoratori e sul congedo parentale.

Secondo il codice del Lavoro ungherese, i dipendenti hanno diritto ad un minimo di 20 giorni di ferie base annuali retribuite. Le ferie però possono aumentare in virtù dell’età o altri titoli. È previsto, inoltre, il congedo parentale, a seconda del numero di figli. I dipendenti hanno diritto a due giorni di ferie aggiuntivi se hanno un figlio, a quattro giorni nel caso di due figli e a un totale di sette giorni per più di due figli. Attualmente, secondo la sezione 122, 2 del Codice, un dipendente può disporre di un totale di sette giorni, indipendentemente dal numero di giorni di ferie retribuite di cui dispone. Ciò significa che il datore di lavoro deve concedere sette giorni di ferie quando il dipendente lo richiede. Per i giorni restanti è il datore di lavoro che decide quando il dipendente ne può usufruire. La maggior parte dei datori di lavoro considera le necessità dei dipendenti nel prendere questa decisione ma, legalmente, non è loro dovere farlo oltre ai sette giorni lavorativi.
Alla luce di questo, è stata presentata una proposta di riforma del Codice del lavoro con il fine di promuovere una maggiore armonia tra lavoro e famiglia. Se il Parlamento voterà a favore dell’emendamento, a partire dal 1 gennaio 2024 il datore di lavoro dovrebbe concedere anche un congedo aggiuntivo per i figli in base alle esigenze dei dipendenti.

In che cosa consiste la proposta

Secondo la proposta di riforma, i dipendenti avranno il diritto di decidere quando prendere un congedo per i propri figli. I datori di lavoro saranno obbligati a concedere il congedo richiesto nella data designata scelta dal dipendente.
La Confederazione dei Consigli dei Lavoratori (MOSz) sostiene fortemente la riforma proposta. Imre Szilárd Szabó, vicepresidente esecutivo della confederazione, ha sottolineato che lo scopo del congedo parentale è consentire ai dipendenti di trascorrere del tempo di qualità con i propri figli. Per questo è  fondamentale per i dipendenti avere la flessibilità di utilizzare il congedo quando necessario. Ha anche spiegato la proposta con un esempio pratico: un lavoratore dipendente del settore privato con due figli di età inferiore ai sedici anni ha attualmente diritto solo a sette giorni di permesso nelle date da lui indicate. Una volta adottata la proposta di emendamento, tale periodo potrebbe aumentare fino a undici giorni lavorativi.

Alcune criticità

Per quanto la proposta sia apprezzabile, poiché connessa alla sensibilizzazione verso il tema della famiglia, presta il fianco ad alcune perplessità. Innanzitutto esclude i dipendenti pubblici dalla propria applicabilità. Non è infatti oggetto di proposta la normativa che regola il lavoro pubblico.
In secondo luogo, il testo della proposta include l’applicabilità della clausola generale per cui il datore di lavoro può posticipare, di massimo 60 giorni, o interrompere il permesso già iniziato, in caso di eccezionale interesse economico o di una ragione che incida gravemente e seriamente sulle sue attività. Sarebbe interessante, forse, approfondire le modalità con cui dimostrare queste circostanze eccezionali.
Al di là di queste criticità, però, la riforma sarebbe senz’altro auspicabile in una prospettiva di percorso verso condizioni di lavoro migliori che tutelino maggiormente la sfera privata e la dimensione familiare, fondamentale per il benessere generale dello Stato.



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