Articolo di Julia Ivan

Una suora senza cuore. Un sarto in cappa celeste e calzini di lana. La famiglia Orlovits: Mihály, mugnaio di mestiere, la moglie Veronika e il figlio di un anno, che hanno viaggiato insieme a Los Angeles per farsi una tac.

Ma chi saranno queste persone?

Una scoperta inattesa. Nel 1994 a Vác, una cittadina nell’ansa del Danubio, durante i lavori di ristrutturazione della chiesa domenicana gli operai scoprono casualmente un passaggio murato nascosto, da tempo nell’oblio. I gradini scendono ad una cripta gremita di bare colorate e abbondantemente ornate, ammucchiate una sopra l’altra. Sbirciando dentro le casse, i restauratori trovano 265 mummie in buone condizioni!

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A causa delle ideali condizioni microclimatiche – buio, la bassa umidità, la temperatura stabile sugli 8-11˚C i corpi, sepolti dal 1731 per un secolo nella cripta, si sono mummificati spontaneamente nelle casse. Mentre il pino, legno delle bare e delle schegge attorno ai morti assorbiva i liquidi corporei e le sue sostanze antifungine ed antibatteriche, contribuendo così a conservare i resti umani.

Ma la curiosità della scoperta non finisce con la quantità e la qualità uniche delle mummie. Gli esperti hanno identificato il 70% dei defunti con nome, data di nascita, mestiere o incarichi ricoperti, venendo a sapere perfino qualche episodio della loro vita grazie alle scritte sulle bare e ai numerosi documenti custoditi nella chiesa.

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Così si è venuti anche a conoscenza della storia della monaca sopra menzionata, trovata senza cuore. Le indagini hanno rivelato che non veniva da Vác, ma si spense lì, in modo naturale. Siccome le condizioni dell’epoca non consentivano il trasferimento dei morti a lunghe distanze, è stato il suo desiderio che almeno il cuore fosse sepolto nella sua terra d’origine.

Dall’oltretomba per la vita
Anziché riposare in pace, attualmente le mummie di Vác spesso si prestano ad andare in giro per musei a partecipare a mostre temporanee in Ungheria e nel mondo.
Altre volte invece si dedicano a ricerche ed esami scientifici. Come quando nel 2016 sono state portate a Los Angeles per esaminarle tramite una tac. I medici così hanno potuto esaminare gli organi ed effettuare un’autopsia 3D, valutando le condizioni di salute della borghesia di 250-300 anni fa.

Ed è appunto la medicina che usufruisce di più dell’aiuto delle mummie. All’epoca il 70-90% della loro popolazione era affetto da tubercolosi. Gli scienziati quindi hanno avuto l’opportunità di analizzare i DNA dei batteri di TBC e quelli umani di prima dell’uso degli antibiotici. Una rara possibilità per capire il processo che portava alla farmacoresistenza dei batteri, oltre a conoscere il funzionamento del sistema immunitario umano di tre secoli fa. Queste nuove rivelazioni sono state poi utili anche in battaglie con altre malattie come l’AIDS.

Vác rinasce con un „italiano”
Pur essendo stata fondata da Santo Stefano, vantandosi di una storia millenaria, oggi il centro storico della cittadina sfoggia un aspetto barocco. Dopo l’occupazione ottomana (1544-1686) i vescovi-possidenti della diocesi di Vác nel Settecento si impegnavano a ricostruire e ripopolare la zona deserta e distrutta. Tra queste autorità troviamo un „italiano”, il cardinale Cristoforo Migazzi (1714-1803) che, proprio durante la vita delle persone mummificate, realizzò non solo palazzi per la chiesa, ma anche importanti strutture urbane per il bene dei cittadini.

Memento mori
La simbologia medioevale, come l’omonima mostra locale dedicata alla scoperta suggerisce anche all’uomo di oggi che la vita prima o poi terminerà. Ospitate attualmente in una cantina antica e suggestiva ma con l’insufficiente capacità di esporne solo 3, le mummie aspettano ancora che la raccolta trovi finalmente una sala d’esposizione ampia e degna della loro importanza.

Dove incontrare le mummie di Vác:

Mostra permanente: Tragor Ignác Múzeum – Vác, Március 15. tér 19.

Mostra itinerante: Le mummie del mondo – 1061 Budapest, Király u. 26, visitabile fino al 20 gennaio 2019.
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