Ricordato in Ungheria come il “Wallenberg italiano”, Giorgio Perlasca venne a mancare il 15 agosto 1992. Quest’anno ricorre il trentesimo anniversario dalla sua morte. Il piccolo comune di Maserà di Padova, dove visse e dove oggi è sepolto, lo ricorda ogni anno il primo sabato successivo a Ferragosto. Sulla tomba, per volere dello stesso Perlasca, si legge un’unica frase scritta in italiano e in ebraico: “Giusto tra le Nazioni”.

Le gesta silenziose

Perlasca nacque nel 1910 a Como, ma il lavoro del padre portò la famiglia a trasferirsi nel padovano. Delle sue azioni si sapeva poco o nulla fino agli anni Ottanta, quando alcune persone di religione ebraica decisero di rintracciare un certo Jorge Perlasca che salvò la loro vita e quella di altre 5.200 persone circa all’epoca delle persecuzioni ebraiche in Ungheria nel corso della seconda Guerra Mondiale. Con grande coraggio, caparbietà, fantasia e spregiudicatezza Perlasca si finse diplomatico spagnolo potendo così garantire, per un certo periodo, protezione e mezzi di sostentamento a migliaia di persone condannate altrimenti ai campi di concentramento o a morte sicura.

Il ricordo di Perlasca

Quest’anno la commemorazione è coincisa con la festa nazionale ungherese del 20 agosto. Alla cerimonia hanno partecipato diversi sindaci della provincia di Padova, molte associazioni del territorio, tra cui l’Associazione Nazionale Ex Internati nei Lager nazisti. Dopo il discorso del sindaco Gabriele Volponi, ha preso la parola il figlio Franco Perlasca. Ha ricordato il padre raccontando l’incontro con due persone, Éva e Pál Láng, avvenuto negli anni Ottanta in Italia. Si trattava di due sopravvissuti che non avevano dimenticato le gesta di Perlasca in quei tempi duri. Oltre ai soliti regali gli portarono tre oggetti particolarmente significativi per la famiglia. Si trattava di un cucchiaino, una tazzina e un medaglione, gli unici oggetti salvati dalla guerra. Perlasca non voleva accettarli sostenendo che dovevano essere parte dell’eredità dei figli. Éva e Pál risposero che se non fosse stato per lui, non avrebbero avuto figli. A quel punto accettò il dono.  

Commemorazione Giorgio Perlasca

Gabriele Volponi, sindaco di Maserà di Padova e Franco Perlasca durante la commemorazione. Foto: Marianna Kovács

Le onorificenze

Quando negli anni Ottanta finalmente emerge il peso delle sue azioni, Giorgio Perlasca riceve diverse onorificenze, a cominciare da Israele che, oltre a concedergli la cittadinanza onoraria, lo proclama Giusto tra le Nazioni e lo invita a Gerusalemme per piantare nel Giardino dei Giusti l’albero che porta il suo nome.

L’Italia gli conferisce la Medaglia d’Oro al Valor Civile e il titolo di Grande Ufficiale della Repubblica. L’Ungheria gli assegna, durante una sessione speciale del Parlamento, la massima onorificenza nazionale, la Stella al Merito. Gli Stati Uniti lo invitano a posare la prima pietra del Museo dell’Olocausto di Washington.

Innumerevoli sono anche i riconoscimenti di associazioni e fondazioni private, così come in moltissime città italiane ci sono vie e piazze che portano il suo nome.

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Il mezzobusto di Giorgio Perlasca davanti all’Istituto Italiano di Cultura a Budapest. Foto: jozsefvarosujsag.hu 

Un eroe semplice

Quando chiesero a Perlasca perchè aveva fatto quel che ha fatto rispose così: “Perché non potevo sopportare la vista di persone marchiate come degli animali. Perché non potevo sopportare di veder uccidere dei bambini. Credo che sia stato questo, non credo di essere stato un eroe. Alla fin dei conti, io ho avuto un’occasione e l’ho usata. Da noi c’è un proverbio, che dice: l’occasione fa l’uomo ladro. Ebbene, di me ha fatto un’altra cosa. Improvvisamente mi sono ritrovato ad essere un diplomatico, con tante persone che dipendevano da me. Che cosa avrei dovuto fare, secondo lei?”

La memoria

La memoria di questo eroe silenzioso continua a vivere anche nella Fondazione Giorgio Perlasca nata su iniziativa del figlio Franco. Lo scopo è ricordare e onorare la sua opera attraverso attività di tipo culturale, umanitario e benefico in favore dei profughi o perseguitati per motivi ideologici, religiosi ecc..

Diverse scuole in Italia e una in Ungheria portano il suo nome. Esiste inoltre un itinerario a Budapest che ha come filo conduttore la Shoah e l’opera umanitaria di Perlasca. L’itinerario viene proposto alle scuole, ma anche ai singoli turisti che vogliono affrontare all’interno di un viaggio il tema dell’Olocausto. A ogni tappa del percorso si fa riferimento a un episodio tratto dal diario di Giorgio Perlasca pubblicato con il titolo L’impostore dalla casa editrice Il Mulino.  

Targa giorgio perlasca

Targa commemorativa al parco Szent István a Budapest. Foto: Wikimedia

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Foto di copertina: Padovaoggi