Si avvicina il centenario del Trianon. Il Trattato di Pace imposto all’Ungheria dopo la prima guerra mondiale e con il quale l’Ungheria perse i due terzi del proprio territorio. Da allora molti ungheresi, circa il 25-30% vive come minoranza in altri paesi. I rapporti diplomatici tra l’Ungheria e i paesi beneficiari delle annessioni territoriali non sono mai stati facili, ma in questi giorni si assiste ad un acuirsi di provocazioni e tensioni diplomatiche.

Multato Iohannis per frasi contro gli ungheresi

Klaus Iohannis, Presidente della Romania, ha ricevuto una multa di circa 1.000 euro dal Consiglio nazionale contro le discriminazioni. Il Presidente romeno a fine aprile aveva lasciato dichiarazioni offensive nei confronti della comunità ungherese di Transilvania, addirittura lasciando intravedere la possibilità di una politica sciovinista da parte del governo ungherese. Parole molto gravi, pronunciate da un Presidente che fa parte di una colazione di partiti di centro-destra pro-Unione Europea. Il Consiglio contro le discriminazioni ha dichiarato che: “la presa di posizione del Presidente romeno è stato un atto di discriminazione e violava la diginità etnica/nazionale dei cittadini”.
La violenta retorica nazionalista usata da Iohannis non è nuova nel discorso politico romeno. Spesso in situazioni di difficoltà o di perdita di consenso, i politici romeni hanno utilizzato la carta dell’accusa alla minoranza ungherese. Lo “spauracchio” della perdita della Transilvania e l’odio verso gli ungheresi in passato spesso hanno mobilitato ampi settori della società romena, causando anche fatti di sangue come le giornate del marzo 1990 a Marosvásárhelyi (Targu Mures in romeno). La particolarità di queste dichiarazioni è data dal fatto che vengono da un Presidente che fa parte di una minoranza nazionale, quella tedesca. Inoltre la comunità ungherese di Romania non ha mai nascosto la propria simpatia elettorale verso Iohannis. Queste dichiarazione vanno sicuramente inserite in un contesto politico particolarmente delicato oggi giorno in Romania: un paese che sta subendo pesanti conseguenze a causa della pandemia da Coronavirus; l’avvicinarsi della commemorazione del Trianon; una serie di contrasti tra i partiti della maggioranza; e non ultimo con la perdita di consenso del Presidente romeno che aveva vinto le elezioni suscitando grandi aspettative.
Le dichirazioni di Iohannis hanno avuto anche conseguenze diplomatiche. Il Ministreod egli Esteri ungherese Peter Sziijárto che aveva risposto: “le dichiarazioni di Iohannis sono incivili e piene di odio”. Il Ministro ungherese aveva poi chiesto maggior rispetto per la comunità ungherese di Romania.
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Il Presidente della Romania, Klaus Iohannis

Il parlamento romeno indice il 4 giugno festa nazionale

A metà maggio il Parlamento romeno ha votato per riconoscere il 4 giugno festa nazionale. Quindi quel giorno verranno tenute numerose manifestazioni per commemorare il Trattato e sugli edifici verrà posizionata la bandiera nazionale. Il partito della comunità ungherese, RMDSZ, ha criticato duramente questa scelta evidenziando come fa parte di un processo di accusa e di violenza contro gli ungheresi iniziato dalle parole del Presidente Iohannis. La proposta è stata approvata con 235 voti favorevoli, 21 contrari e 25 astenuti. Ricordiamo che la festa nazionale dell’Unione della Romania si svolge il 1 dicembre, per ricordare la dichiarazione di Unione della Transilvania alla Romania. La data del 4 giugno rappresenta invece la firma del Trattato imposto all’Ungheria dalle potenze vincitrici della Prima guerra mondiale e riguarda attivamente solo l’Ungheria. Nella memoria collettiva e pubblica fino ad ora il primo dicembre rappresentava la “festa” per i romeni, mentre il 4 giugno rappresentava il momento di “lutto” per gli ungheresi. La votazione del parlamento romeno ha quindi prettamente un senso di provocazione politica verso una memoria storica ungherese già non semplice da accettare.

 

Prolungata raccolta firme per chiedere più autonomia 

Nel frattempo da Bruxelles arrivano notizie su un possibile prolungamento della raccolta firme di iniziativa popolare a favore delle regioni con comunità nazionale. L’iniziativa lanciata dalla comunità ungherese di Transilvania aveva raccolto più di un milione di firme. Però non era bastato perchè si era raggiunto il quorum solo in 3 paesi sui 7 necessari. La proroga di 6 mesi era stata richiesta a causa dell’epidemia di coronavirus che aveva reso più difficile la raccolta delle firme cartacee. Qui è possibile leggere maggiori dettagli sulla raccolta firme: clicca qui.

 

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