Budapest è un luogo dalle mille sfaccettature e dalle molte anime: come tutte le città ha segreti che solo la gente locale conosce. Spirito di avventura e d’osservazione ci accompagnano alla ricerca delle mini-sculture sparse per la città, in un momento della pandemia in cui, una passeggiata all’aperto è un’ottima alternativa di svago: proprio da pochi giorni una nuova statuetta è stata avvistata, scatenando una grande curiosità.

Il progetto delle mini statue di Mihály Kolodko

Sono piccoli tesori quelli realizzati da Mihály Kolodko, scultore noto per i suoi interventi di guerrilla-sculpture: l’artista ha voluto commemorare personaggi dei cartoni animati e note personalità aggiungendo sempre una particolare chiave di lettura legata alla storia ungherese, alla tradizione e all’arte contemporanea.

Ogni statua monumentale ha sempre il proprio piccolo prototipo: è questa l’idea da cui sono nate le opere dell’artista, progettate fin dall’inizio pensando alla loro collocazione.

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In successione: Mekk Elek, Süsü il drago, Kockás fülű nyúl e Főkukac.

Le statue dell’immaginario animato

L’artista, nato nel 1978 a Uzhgorod (in ungherese Ungvár) città della Transcarpazia, ha espresso il suo affetto per i cartoni animati che lo hanno aiutato nell’ apprendimento della lingua magiara.

Tra le sculture dedicate a questo tema, non poteva quindi mancare Mekk Elek, capra tuttofare pasticciona, protagonista di brevi cortometraggi trasmessi in televisione a partire dagli anni ’70.

Osservando la targa sotto al braccio della scultura, si può notare che lo sbadato personaggio ha scritto Piazza Moszkva, il nome precedente di quella che oggi è Piazza Széll Kálmán, dove si trova la statuetta.

Tra i personaggi amati dagli ungheresi appartenenti a questa categoria vi sono anche Főkukac, il verme protagonista di molte storie, Kockás fülű nyúl il coniglio dalle lunghe orecchie a quadretti, Süsü il drago e i meno tradizionali Lisa Simpson, Kermit la Rana del Muppet Show e, proprio dI recente è stato avvistato l’Orsetto di Mr. Bean, un chiaro riferimento alla Brexit, come ha fatto intendere l’artista – la scultura è stata collocata infatti sull’edificio dell’Ex Ambasciata Britannica a Budapest.

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In successione: La macchina dai quattordici carati di Jenő Rejtő, Il carro armato, Rezső Seress, Il palombaro e Tivadar Herzl.

I riferimenti all’arte contemporanea

Tre omaggi all’arte di Marcel Duchamp, Jeff Koons e Maurizio Cattelan – se i riferimenti ai primi due sono chiari, la citazione all’artista italiano è sottile e spesso travisata.

Mihály Kolodko fa riferimento all’installazione Bidibi bodibi boo di Cattelan di cui ha ripreso il soggetto dello scoiattolo suicida: non è un caso che la mini-statua si trovi nei pressi di quella a grandezza naturale di Peter Falk interprete del Tenente Colombo a cui, insieme ai passanti, è affidato il compito di svelare il mistero della morte dell’animale.

Se passeggiate sul lungo Danubio infine, se avete un occhio attento, potrete vedere il cane di palloncini famosa scultura di Jeff Koons, noto anche per essere stato l’ex marito di Ilona Staller (Cicciolina).

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In successione: L’orinatoio, il cane di palloncini e lo scoiattolo suicida.

Mini statue dell’orgoglio ungherese

Che cosa hanno in comune le sculture di un carro armato e di un Rover Lunare? Un anno di riferimento, il 1956.
La miniatura del carro armato è stata realizzata in occasione del sessantesimo anniversario della rivoluzione, tuttavia quella che vediamo oggi è una copia del primo esemplare trafugato.

A seguito della rivoluzione del’56, l’ingegnere ungherese Ferenc Pavlics è fuggito negli Stati Uniti e ha creato le ruote per la Rover Lunare utilizzata dalla NASA durante la missione Apollo 15.

Diversi sono i lavori dedicati ai personaggi dell’orgoglio ungherese, come quello del giornalista, attivista, politico e scrittore ebreo austro-ungarico Tivadar Herzl, all’invenzione omonima del noto Rubik, al pianista Rezső Seress ed a Jenő Rejtő di cui è rappresentata l’Auto da quattordici carati.

Una leggenda narra che quando New York Café aprì nel 1894 la chiave fu gettata nel fiume Danubio affinché il locale non venisse mai chiuso: il piccolo palombaro di bronzo fuori dall’edificio ne è il simbolico custode. Molte altre piccole sculture vi aspettano per la città!

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Mappa realizzata da Bába Imre.



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Foto: pagina facebook di kolodko