The Academy di Amelia Drake (pseudonimo di Pierdomenico Baccalario e Davide Morosinotto) è una quadrilogia ucronica e steam-punk, un po’ Dickens, un po’ Artemis Fowl.
La trama è ben architettata, scritta con uno stile semplice ed efficace che arriva dritto al cuore.

La storia è ambientata a Danubia la città dei diciotto ponti sulle sponde del fiume Duma (chi vuole intendere, intenda…). Twelve, una ragazzina orfana di dodici anni, viene ammessa all’Accademia di Servizio per diventare una cameriera e viaggiare per il mondo a bordo di areostati o ville a elica fluviali. Ma si tratta di un inganno. Quando una carrozza preleva lei e altri orfani per portarli a destinazione, uno dei ponti che attraversano viene fatto saltare da una carica esplosiva e il gruppo si ritrova a tradimento tra le mura della XIX Accademia, quella segreta, quella che non dovrebbe esistere… l’Accademia dei Ladri.

La (XIX) accademia dei ladri

Immersa in una foresta dove piove sempre, l’ex Accademia di Musica sorge su un’isola segreta in mezzo alla Duma, tetra come una prigione e disseminata di trappole mortali.
Scugnizzi di strada e orfanelli rapiti si trovano lì per imparare il “mestiere” di ladri e truffatori, di falsari e di maestri dei travestimenti.
I professori, “ladri gentiluomini” hanno un loro codice morale, ma sono crudeli per insegnare agli allievi a non fidarsi di nessuno. Gli alunni sono ambigui e divisi in tre branchi: i violenti Acrobati, i subdoli Lord e i poliedrici Spazzacamini.
Twelve  entra in quest’ultima cricca, dopo aver passato un periodo di prigionia con le altre matricole nel sotterraneo dell’Accademia, la Quarantena. Poi stringe amicizia con gli inseparabili Mathias e Sputo e “adotta” Ninon, una bimba di soli cinque anni.

academy

Viva il lupo!

Fedele al suo vecchio rito di sgattaiolare sui tetti e osservare le luci della città dall’alto, Twelve si imbatte nel suo capobranco Lupo, una notte in cui i suoi ululati di struggimento e dolore si confondono con il rumore della pioggia battente. Lupo è avvolto da un’aurea leggendaria, perché si dice sia il solo ad esser mai riuscito a fuggire dalla XIX Accademia.
Allora perché è ancora lì?

Con il chiodo fisso di voler fuggire a tutti i costi, Twelve vive con quest’unico obiettivo e non si fa fermare nemmeno dallo sbocciare di un nuovo amore (che pare impossibile…).
A pezzi e con le amicizie compromesse, la ragazzina è messa alle strette e torchiata dai professori e dalle circostanze. Reagisce come può, spesso trovandosi in situazioni ancora più difficili di quelle da cui voleva tirarsi fuori.
In questo intrico di sfide, complicazioni e passi falsi emergono le caratteristiche dei personaggi, nel bene e nel male.

La rivoluzione a Danubia

Il finale della saga è più amaro che dolce. L’intera Danubia è nel bel mezzo di una Rivoluzione contro il Re e la Regina e invasa dall’esercito straniero del Regno di Epepe, entrato in città con il trucco del cavallo di Troia. Ma i personaggi hanno una forte personalità. Sono coraggiosi e determinati: anche se  prigionieri non si arrendono!

L’atmosfera del racconto è molto suggestiva e particolareggiata. Mentre si legge si ha l’impressione di trovarsi proprio tra i comignoli dell’Accademia segreta, a contemplare la città di Danubia con un misto di desiderio e nostalgia.
La bravura di Baccalario e Morosinotto trascina in un mondo affascinante e fiabesco e rimane ancora una volta una garanzia di un’ottima lettura, avvincente, realistica ma delicata e per nulla scontata.

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