Ogni anno in Ungheria si svolge il Festival di italiano, un evento in cui studenti delle scuole superiori dove si insegna l’italiano si affrontano in diverse competizioni. Al Festival di italiano 2021, Ungheria News ha creato la categoria: stesura di un articolo giornalistico. Ai vincitori di ciascuna categoria Ungheria News ha fornito un premio e un diploma.

Di seguito proponiamo l’articolo della vincitrice della categoria articolo giornalistico, Noémi Bajzáth del liceo Xántus János di Budapest che riflette sul significato di quarantena.

 

QUARANTENA, COME LA RACCONTEREMO AI NOSTRI NIPOTI

Articolo di Noémi Bajzáth

 

Ci sono tanti meme e battute creative nei nostri giorni sui siti social su come coloreranno gli studenti i propri appunti a proposito del tema COVID-19.

In relazione a questa tendenza, mi è venuto in mente cosa direi se anni dopo mi chiedessero cosa fosse stato questo lockdown. Perché a parte il motivo per cui eravamo stati costretti a restare a casa, tutti pensano diversamente ai lunghi mesi della chiusura primaverile. Raccontandogli le mie esperienze vere penso che definitivamente li aiuterei a non sentirsi persi se il mondo verrà capovolto inaspettatamente, perché non avrei mai pensato che un giorno esso sarebbe successo anche a me.

I libri di storia e le favole del futuro presenteranno solo gli svantaggi, come l’isolamento e la monotona vita quotidiana. Ovviamente non possiamo aspettarci che esperienze personali, opinioni e conclusioni siano condensate in modo soddisfacente, in poche pagine di un libro di scuola, ma così i membri delle generazioni future non saranno in grado di immaginare come fosse per un adolescente cavarsela in una situazione pandemica.

Più precisamente, prendendo il mio esempio; come si é re-inventata la diciassettenne Noémi Bajzáth al momento del blocco. A dire la verità, non avrei mai pensato di poter passare quasi quattro mesi chiusa tra le mura domestiche, senza rapporti sociali. So che sembra strano, ma é stato bello staccarsi dalla normale vita di tutti i giorni e calmarmi un po’ nel mezzo della grande fretta e della congestione. Per me, da studentessa, invece, è stata una grande sfida, imparare ad imparare da sola senza aiuto da un livello più alto.

Non potevo andare dagli insegnanti per interrogarli a proposito del tema che non potevo capire al momento, non potevo dire di non aver tempo per i compiti di casa perché facevo allenamento o ero stata a “teatro” fino a tarda notte oppure che il mio gatto era scappato e sono dovuta andare a trovarlo. In una parola tutto é diventato più serio. E onestamente questo mi ha spaventato. Sapevo che l’insegnamento doveva essere preso sul serio, perché la conoscenza sarebbe stata necessaria in seguito, ma come tutti gli altri, abbiamo approfittato dell’ignoranza e dell’incompetenza degli insegnanti.

Spiritualmente, tuttavia, l’intera situazione era una questione diversa. Vivere quello che dovresti goderti perché teoricamente fa parte dei tuoi anni più felici rinchiuso è uno dei sentimenti più deprimenti che ci sia al mondo. No, non sto pensando solo alle feste, al divertimento, ma ad ogni singola lezione, al ritorno a casa dopo la scuola, alle preparazioni in gruppi per i test e ai viaggi di classe in comune. Forse questa é stata anche la più grande lezione della quarantena: apprezzare ogni singola cosa che facciamo ogni giorno perché non sappiamo nemmeno quanto sia bella la nostra vita finché non sperimentiamo come é rinunciare a queste “piccole” gioie.  

Quindi, amici miei, prepariamoci, perché gli appunti scintillanti e colorati dei nipoti non comprenderanno tutto ciò che è realmente accaduto durante il Covid 19, al massimo due righe: Covid19: tutti indossano la mascherina per strada, ma solo in caso d’emergenza escono di casa. 

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Noémi Bajzáth con in premio una mappa dell’Italia da grattare e il diploma.



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Foto: Varga György, MTI/MTVA