Quasi 80.000 persone hanno firmato la petizione contro l’emendamento proposto dal partito al governo Fidesz che va a intaccare ancora una volta la libertà della comunità LGBTQI. E oltre 10.000 persone hanno manifestato ieri in piazza Kossuth Lajos, di fronte al parlamento, secondo gli organizzatori.

“A parte il Budapest Pride, questa è la prima volta che la comunità LGBTQI riceve un così grande supporto,” ha dichiarato il portavoce del Pride.

Fra gli striscioni della manifestazioni frasi come tuo figlio potrebbe essere qui o non si può vietare la realtà o ancora l’amore appartiene a tutti.

LA COMUNITÀ LGBTQI OGGI: UNA SITUAZIONE GIÀ GRAVE

Alla base della manifestazione un emendamento, parte della legge contro la pedofilia che, seguendo l’esempio russo, proibisce la diffusione nelle scuole di qualunque materiale riguardante il cambio di genere o l’omosessualità.

Secondo gli organizzatori della protesta, tale legge metterebbe a rischio la salute mentale delle fasce più giovani della comunità LGBTQI, rendendo quindi più difficile per loro ricevere supporto in tempo. Dati mostrano, infatti, che il 30% dei giovani LGBTQI in Ungheria ha tentato il suicidio mentre il 42% ci ha pensato almeno una volta.

Secondo la ONG Hatter Society, i giovani hanno diritto a un sistema educativo che li aiuti a diventare uomini e donne maturi e in salute e alla base di tale crescita c’è proprio l’educazione alla sessualità. Anche la Corte europea dei diritti umani ha ribadito come leggi di questo tipo esaltino pregiudizio e omofobia, diventando quindi incompatibili con la democrazia. Se tale emendamento dovesse essere approvato, bambini e ragazzi sarebbero ancora più vulnerabili di fronte a casi di bullismo. Anche se la situazione è già abbastanza grave oggi: secondo un sondaggio del 2020, la metà dei professori partecipanti ha confermato che nelle loro classi di verificano spesso atti di bullismo e ci sono forti pregiudizi e discriminazioni verso la comunità LGBTQI.

“L’emendamento del governo,” si legge nel comunicato stampa di Hatter Society, “elimina proprio quella formazione che potrebbe aiutare a combattere questi pregiudizi.”

Finora questa situazione ha infatti portato ad un abbandono delle scuole da parte dei giovani (anche considerando che l’età obbligatoria per lo studio è stata abbassata da 18 a 16 anni). La Commissione delle Nazioni Unite per i diritti dell’infanzia aveva già richiesto al governo ungherese nel 2020 di essere più inclusivo e porre fine a questi atti discriminatori nelle scuole: al contrario il governo era invitato a creare campagne di sensibilizzazione in materia.

ANCORA UN BAVAGLIO ALLA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE

Il paragone con la Russia è stato fatto subito. Nel 2013 la Russia aveva approvato una legge nota come ‘legge propaganda’ che vietava parlare in pubblico di diritti e amori dei cittadini omosessuali. I giudici hanno la possibilità di punire con pesanti multe artisti, attori ma anche comuni cittadini che esprimono un’opinione in pubblico sulla situazione degli omosessuali. Inoltre, la legge proibisce preventivamente eventi, manifestazioni, concerti, che possano essere ritenuti a rischio di “propaganda gay”. A seguito della legge sono aumentati i casi di omofobia e transfobia in Russia, tanto che nessuno dice più apertamente a quale orientamento sessuale appartenga.

Non è dunque solo una questione di diritti degli omosessuali. Infatti, a unirsi alle ONG sono stati anche altri enti del mondo dell’informazione preoccupati degli effetti della legge sulla libertà di espressione. L’associazione pubblicitaria ungherese (Reklámügynökség) si è detta preoccupata che in questo modo si possa confondere la pedofilia con l’identità di genere. Anche l’associazione nazionale dei giornalisti ungheresi MÚOSZ ha reagito negativamente temendo che la legge “violi il diritto all’informazione dal momento che obbligherebbe i media a tacere su alcuni termini e temi.”

Oggi è atteso il voto in Parlamento.



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Foto: Amnesty International.