Firmato a Bruxelles il regolamento che istituisce il certificato verde digitale, in vigore ufficialmente dal 1 luglio.

Esattamente 36 anni fa, il 14 giugno del 1985 veniva firmato l’Accordo di Schengen relativo all’eliminazione graduale dei controlli alle frontiere comuni. La scelta simbolica della stessa data è volta a ricordare lo spirito originario sul quale è stata fondata l’Unione, ossia quello della libera circolazione delle persone.

Il certificato verrà rilasciato, gratuitamente a:

  • Persone pienamente vaccinate (due dosi di vaccino – anche diverse – o una nel caso del Janssen). I singoli Stati membri possono anche decidere di rilasciare tale documento anche dopo la prima dose. Di vaccini si parla esclusivamente di quelli approvati dall’EMA, starà poi ai singoli Stati decidere se accettare o meno gli altri (incluso lo Sputnik, largamente utilizzato in Ungheria). L’Ungheria nel frattempo continua a stringere accordi bilaterali per il riconoscimento del documento di immunità. Al momento i Paesi che accettano il documento ungherese sono: Cipro, Repubblica Ceca, Croazia, Slovacchia, Slovenia, Bahrein, Macedonia del Nord, Georgia, Moldavia, Mongolia, Montenegro, Serbia e Turchia;
  • Persone guarite dal COVID: il documento avrà un valore di 180 giorni dal test molecolare positivo;
  • Persone in possesso di un test negativo di 72 ore per il molecolare o PCR e di 48 ore per il rapido antigienico (dove accettato);
  • Viene introdotta una nuova misura chiamata ‘freno di emergenza’: gli Stati membri hanno il diritto di reintrodurre misure restrittive anche per vaccinati o guariti se la situazione dovesse peggiorare rapidamente, soprattutto tenendo conto delle sempre nuove varianti del virus.

Nel caso in cui un Paese non sia pronto a emettere questi certificati dal 1 luglio, la Commissione assicura che altri formati possono venire accettati per altre sei settimane.

La Commissione ricorda anche che sono sempre valide delle eccezioni alle restrizioni anche per persone non in possesso di certificati verdi, fra cui: persone in viaggio di lavoro, personale medico, impiegati nei trasporti, studenti, persone che viaggiano per motivi di salute, diplomatici, membri di organizzazioni internazionali, personale di polizia e militari, persone in transito e giornalisti. Solo se provenienti da un regione catalogata come “rosso scuro” anche queste categorie di viaggiatori potrebbero incorrere in restrizioni (test o quarantena).



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Foto: operencia.com