L’Ungheria vorrebbe aumentare la quantità di gas che riceve dalla Russia di almeno un miliardo di metri cubi, ha dichiarato il primo ministro Viktor Orbán al termine dell’incontro con il Presidente russo Vladimir Putin.

I rapporti Russia-Ungheria sul gas

L’ultimo accordo sul gas firmato fra i due Paesi risale ad ottobre scorso, quando Gazprom aveva accettato di vendere all’Ungheria 4.5 miliardi di metri cubi di gas attraverso la Serbia e l’Austria. La durata del contratto è di 10+5 anni, cioè al termine dei 10 anni si potranno rinegoziare i termini, quantità e prezzi, per i successivi cinque. Secondo l’incontro di questi giorni, invece, Orbán ha richiesto un aumento già adesso.

La decisione finale dovrebbe arrivare in Aprile, appena in tempo per le elezioni. Ma, come prevede Putin già adesso, non sarà un grande problema per la Russia aumentare la quantità di gas.

Per anni, infatti, la Russia ha provveduto a coprire circa l’80% del consumo di gas ungherese. Secondo Orbán, un accordo così lungo e vantaggioso è particolarmente importante in questo momento di crisi energetica e la situazione più favorevole in cui si è trovata l’Ungheria, rispetto ad altri Paesi europei, non avrebbe potuto esistere senza l’apporto di gas russo.

La situazione favorevole dell’Ungheria

Non della stessa opinione sono altri Paesi d’Europa. Già a ottobre, il governo ucraino aveva rilasciato una dichiarazione dicendo che la firma del contratto fra Russia e Ungheria era puramente politica e, da un punto di vista economico, non vantaggiosa. L’Ucraina ha quindi fatto appello alla Commissione europea affinché verifichi che l’accordo sia in linea con l’acquis comunitario.

Per Putin è importante che il gas russo possa garantire una stabilità in Ungheria, soprattutto a un prezzo che è cinque volte inferiore a quello del mercato mondiale. E al momento, parlare di prezzi bassi non può che far bene alle orecchie dei consumatori, che da mesi si trovano di fronte a un rincaro dell’energia di oltre quattro volte i prezzi del 2020. Da 37 euro/MWh, i prezzi del gas erano arrivati a oltre 100 euro/MWh alla fine del 2021 e non accennano a diminuire neanche nei prossimi mesi. Oggi è il gas a costare, d’estate sarà l’elettricità per via dei condizionatori.

Prezzi del gas e questione ucraina

Una mossa, quella del premier Orbán, che fa leva sul malcontento generale europeo. Mentre il presidente degli Stati Uniti Joe Biden (insieme a Bruxelles, Francia, Italia, Regno Unito, Polonia, Germania) pensano a delle possibili sanzioni contro la Russia nel caso in cui dovesse invadere l’Ucraina, la gente comune teme proprio un taglio alle forniture di gas da parte di Putin.

Oggi, i gasdotti russi coprono il 41% del fabbisogno di gas europeo (13 miliardi di metri cubi di gas). Tagliare questo flusso di gas potrebbe portare a una crisi energetica europea ancora più profonda. D’altronde, dopo la Russia, cosa rimarrebbe? I Paesi Bassi, nel 2021, hanno prodotto 4.8 miliardi di metri cubi di gas, mentre la Romania appena 2.1, decisamente non abbastanza per sostituire il gas russo. Il gas naturale liquefatto (GNL) potrebbe venire in aiuto ma comunque, sommando le quantità importate da altri Paesi che non sono la Russia nel 2021 (Stati Uniti, Qatar e Nigeria) non arriviamo ai 13 miliardi di metri cubi soprammenzionati.

Sulla questione ucraina, Viktor Orbán ha sottolineato come la visita del Presidente russo dovrebbe essere vista anche come una “missione di pace” e che ha ricordato a Putin quanto nessun Paese europeo voglia una guerra. No invasione russa, no sanzioni statunitensi, no ‘vendetta’ sulle forniture di gas. Ma intanto l’Ungheria, con l’accordo attuale, si è ritagliata una sicurezza energetica non indifferente.



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Foto: miniszterelnok.hu