Il 3 aprile si vota per il rinnovo dell’Assemblea nazionale ungherese.
 
Che farà la sinistra comunista, anticapitalista e alternativa? Parliamo delle forze che non si riconoscono nel blocco dell’opposizione di centrosinistra liberale, guidato dal conservatore Péter Márki-Zay e aperto anche alla destra radicale di Jobbik.
 
Le principali sigle della sinistra extraparlamentare sono due. In primo luogo, lo storico Munkáspárt, il Partito dei Lavoratori (o Operaio – in ungherese è la stessa cosa), di orientamento marxista-leninista, guidato sin dalla fondazione da Gyula Thürmer, che si considera erede legittimo del partito-guida della Repubblica Popolare Ungherese: il Partito Socialista dei Lavoratori Ungheresi.
 

Il Partito Operaio e ISZOMM

Il Munkáspárt partecipa alle elezioni in coalizione con il movimento politico-sindacale “Sì Solidarietà” (ISZOMM, che ha un seggio in parlamento, grazie ad un deputato fuoriuscito dal centrosinistra) nell’ “Alleanza di Sinistra”, che non è riuscita a raccogliere le firme per presentare la lista nazionale per la quota proporzionale. Ma sarà comunque presente in 49 collegi uninominali, in tutto il territorio nazionale. Era riuscita a presentare le candidature in altri 17 collegi, rigettate per numero di firme insufficienti o altre ragioni tecniche.
 
Il Munkáspárt critica le politiche sociali ed economiche di Orbán e l’anticomunismo di quest’ultimo, però, al contempo, si considera una forza patriottica. E spesso ha sostenuto e incalzato alcune sue posizioni in politica estera, anche durante il conflitto in corso tra Russia e Ucraina.
 

La Sinistra Europea

L’altra forza con una certa consistenza è la Sinistra Europea, su posizioni appunto eurocomuniste, vicine a quelle di Rifondazione in Italia. Non ha, comunque, un giudizio liquidazionista sul periodo di János Kádár. Il partito nasce da una scissione del Munkáspárt avvenuta nel 2006. Ha provato a partecipare alle elezioni del 3 aprile in coalizione con il Partito Socialdemocratico ungherese (che è su posizioni più “radicali” rispetto al Partito Socialista, atlantista e liberale che fa parte del blocco unitario dell’opposizione), ma senza successo.
 
Alla fine è riuscita a presentare le candidature solo in due collegi uninominali, poi rigettate. La Sinistra Europea non ha gradito l’alleanza del centrosinistra con gli ultranazionalisti (fino a non molto tempo fa accusati di fascismo) di Jobbik, ma da indicazione di votare nei singoli collegi uninominali per “i candidati di sinistra più idonei”.



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Articolo di Omar Minniti