Il neo presidente ungherese Katalin Novák ha richiesto nuovamente alla Commissione europea di scongelare i fondi destinati a Ungheria e Polonia secondo il Recovery Fund, dopo averne discusso anche con il presidente polacco Andrzej Duda in Varsavia.

“È nel miglior interesse per l’Ungheria accrescere la propria sovranità nazionale e raggiungere l’indipendenza dalla Russia in termini di risorse energetiche, e tutto ciò richiede accesso a risorse economiche,” ha detto Novák.

Specialmente riguardo la situazione di dipendenza energetica, il presidente ha ricordato che l’Ungheria si trova in una situazione diversa e più difficile rispetto agli altri Stati membri dell’Unione europea. L’Ungheria ha finora votato in favore dei cinque pacchetti di sanzioni adottati dall’Ue, ma ha espresso chiare obiezioni nei confronti del sesto pacchetto che porrebbe un embargo totale alle importazioni di petrolio dalla Russia, creando una situazione di svantaggio economico per l’Ungheria.

Il primo viaggio del presidente Novák è in Polonia

Per questo, il primo viaggio ufficiale all’estero del presidente Novák è avvenuto in Polonia, dove ha richiesto a Duda un po’ di solidarietà nel contrastare il sesto pacchetto di sanzioni.

In una intervista alla BBC, l’europarlamentare di Fidesz, Balázs Hidvéghi ha espresso la posizione ungherese dicendo che non si possono bloccare intere industrie e il corretto funzionamento di diverse aziende, togliendo inoltre il lavoro a milioni di persone. Secondo lui, il sesto pacchetto di sanzioni danneggerebbe più chi lo ha proposto che i russi.

Il ministro degli affari esteri Péter Szijjártó ha dunque proposto di esonerare gli oleodotti in caso di un embargo totale dell’Ue. In questo modo, l’Ue potrebbe procedere con il pacchetto di sanzioni proposto senza però mettere a rischio tutti quei Paesi che ricevono il petrolio attraverso oleodotti.

“Bruxelles si aspetta che l’Ungheria investa centinaia di milioni di euro nell’infrastruttura,” ha detto Szijjártó. “Seriamente, qualcuno pensa che dovremmo fare investimenti per 280 miliardi di fiorini solo per vedere i prezzi del carburante salire del 55-60%?”

Il gruppo MOL dichiara di può sostituire le risorse della Russia

E poi c’è la situazione della più grande azienda energetica in Ungheria: il gruppo MOL. Fino ad ora, i vertici della compagnia hanno più volte dichiarato di non essere nella posizione di poter sostituire interamente il gas e il petrolio russo dall’oggi al domani. MOL processa circa 14-15 milioni di tonnellate di petrolio all’anno, di queste, 9 milioni vengono dalla Russia. Il resto viene dalla Croazia e dal petrolio offshore dell’Adriatico. La più grande raffineria di MOL, quella a Százhalombatta, ha una capacità di processare circa 165,000 barili al giorno e secondo alcuni esperti, è tecnicamente troppo complesso convertire la raffineria per processare petrolio diverso. Secondo altri, invece, la posizione di MOL è puramente economica perché c’è una notevole differenza di prezzo fra il petrolio Brent e quello russo, molto più conveniente. MOL ha ovviamente rifiutato questa linea di pensiero dicendo che la cosa più importante è garantire un continuo e sicuro approvvigionamento di energia.



Per rimanere sempre informato sull’Ungheria: clicca qui!

 

© Riproduzione riservata

Foto: Ursula von der Leyen/Twitter.