Fiori, cioccolatini, cartoline, poesie e pensieri o regali. In Ungheria queste sono le cose più tipiche che sono associate alla prima domenica di maggio. Infatti, qui questo è il giorno dedicato alla festa della mamma che viene festeggiata in tanti altri Paesi del mondo (in Italia la festa della mamma cade il 13 maggio). Giustamente festeggiata, aggiungiamo, visto che dare vita ad un figlio, anche nei nostri tempi con le scoperte della medicina moderna, rimane ancora una delle cose più miracolose della natura. Ora, possiamo solo immaginare quanto difficile e pericoloso fosse il parto nei secoli precedenti, quando la mortalità dei neonati e delle mamme era molto elevata per mancanza di conoscenze mediche e igiene personale che ora sono date per acquisite. Non è quindi stato facile il percorso fatto da tanti scienziati e medici per migliorare le condizioni del parto. Qui vorremmo commemorare uno di questi personaggi importanti che si dedicò a salvare le mamme ma i cui risultati durante la sua vita non ricevettero il meritato riconoscimento: il medico ungherese Ignác Semmelweis.

Chi era Ignác Semmelweis ovvero il salvatore delle madri?

Provenendo dall’Ungheria, da una famiglia con origini tedesche, svolse i suoi studi a Pest e Vienna dal 1837 al 1844. In quest’ultima città si appassionò all’anatomia patologica e sognava di diventare medico internista. Dopo essersi laureato nel 1844 fece domanda per un posto di assistente per poter lavorare con i medici più eminenti dell’università ma venne respinta. L’unico reparto che lo assunse era la poco prestigiosa ostetricia dove si trovò subito davanti al grave problema dell’alta mortalità delle mamme.

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Ignác Semmelweis, disegno a penna del 1860

Da che cosa dovevano essere salvate le madri?

Nel 1842 nella clinica di Vienna mediamente il 29% delle donne moriva dopo il parto a causa della febbre puerperale provocata da una contaminazione da batteri. Visto che a quell’epoca l’esistenza di questi ultimi era ancora sconosciuta, la sepsi puerperale venivano attribuite a diverse cause (anche le più strampalate: come ad esempio che la malattia venisse causata dall’aria malsana).

Che cosa scoprì Semmelweis?

In seguito alla morte di un suo collega che si era ferito durante un’autopsia praticata su una donna morta di febbre puerperale, Semmelweis verificò che il decesso del dottore dal punto di vista patologico era stato causato dalla stessa infezione che aveva ucciso la donna. Questo lo condusse a ipotizzare un collegamento tra i due casi che lo spinse ad osservare le statistiche dei decessi. C’erano infatti due cliniche per le nascite. Nella prima ad assistere le puerpere erano gli studenti di medicina che praticavano regolarmente autopsie anche appena prima dei parti. Nella seconda clinica l’assistenza alle nascite era garantita da studenti di ostetricia e suore che invece non praticavano autopsie. Nella prima clinica il tasso di mortalità delle mamme era di gran lunga più alto. Quindi la malattia sembrava venisse trasferita dai cadaveri alle puerpere attraverso i medici che lavoravano su entrambi. A quel punto obbligò il suo reparto a lavarsi le mani con una soluzione disinfettante prima di toccare una paziente. La mortalità calò drasticamente.

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La statua dedicata a Semmelweis a Budapest

Come fu accolta la scoperta?

L’accademia del tempo giudicava troppo banali le semplici intuizioni di Semmelweis che rappresentavano una critica alle tradizionali procedure mediche fin lì seguite. E pertanto il dottore nonostante fosse venerato da tutte le mamme come un salvatore venne ostracizzato per il resto della sua vita finendo i suoi giorni in un manicomio. Dopo pochi anni però Pasteur in Francia riuscì a scoprire l’esistenza dei batteri e rivalutò così l’opera di Semmelweis. Il dottore che sconfisse i microbi senza vederli.



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Foto copertina: University of Michigan / jw.org

Foto: wikipedia, napi.budapest.blog