Nei giorni scorsi il Ministro degli esteri ungherese Péter Szijjártó ha rilasciato una dichiarazione ufficiale nella quale informa di aver concesso al console della Repubblica Ucraina a Budapest 72 ore di tempo per abbandonare il paese, in quanto persona non grata. La decisione, da considerare nel gergo diplomatico come un grave affronto, è avvenuta in seguito all’espulsione da parte ucraina del console generale ungherese nella città di confine di Beregovo (Beregszász), colpevole, secondo le autorità nazionali, di aver rilasciato passaporti ungheresi a cittadini ucraini di etnia magiara.

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Documenti per l’ottenimento della cittadinanza ungherese

Dunque, il motivo della disputa verte ancora una volta sulla condizione della minoranza ungherese della Transcarpazia, che ad oggi vanta circa 200.000 persone. Infatti, nei giorni scorsi il dibattito pubblico ucraino ha visto come protagonista il console generale ungherese a Beregovo, città ucraina al confine con l’Ungheria, il quale è stato filmato con un cellulare mentre consegnava ufficialmente passaporti ungheresi a cittadini ucraini d’etnia magiara. Questo atto è stato considerato dalle autorità di Kiev come una “violazione delle leggi ucraine” e “un ulteriore elemento di scontro tra i due paesi”. Kiev non consente infatti ai propri cittadini di ottenere un passaporto straniero, anche se in passato il parlamento ne stava discutendo una modifica.

D’altro canto, il Governo Orbán non ha alcuna intenzione di abbandonare la minoranza ungherese in Transcarpazia i cui diritti, secondo il Ministro Szijjártó, vengono “costantemente violati” dal governo di Kiev. Ciò a cui il portavoce del governo ungherese si riferisce riguarda tanto la sfera politica, quanto quella sociale. Da un lato, infatti, nel tentativo di colpire la minoranza russofona del paese, il Governo di Kiev sta ridimensionando ogni diritto acquisito da parte di tutte le minoranze linguistiche del paese, tra cui ovviamente quella ungherese. Dall’altro, invece, il crescente nazionalismo ucraino sta rendendo la vita difficile alla comunità magiarofona, contro la quale in passato si sono anche registrati attacchi violenti.

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Ungheresi della Transcarpazia mettono in salvo ciò che rimane dopo un attentato alla loro sede

Alla legge che vieta l’utilizzo delle lingue minoritarie nell’educazione ed al decreto che prevede l’utilizzo della lingua minoritaria solo nel caso in cui questa rappresenti il 33% della popolazione regionale (prima era il 10%), si aggiunge ora la nuova querelle sul rilascio della doppia cittadinanza. Un’escalation che ha portato all’espulsione di due diplomatici, e le cui spese sembrano pesare maggiormente sul governo di Kiev, il cui nazionalismo si scontra col veto di Budapest al suo accesso alla NATO ed all’UE.

In ogni caso, ad oggi, il futuro della comunità di lingua ungherese della Transcarpazia sembra tutto fuorché roseo. Infatti, a marzo del prossimo anno si terranno le elezioni politiche in Ucraina, le prime dall’inizio della guerra iniziata nel 2014, ed i temi del dibattito politico sono perlopiù incentrati sulla difesa dell’identità nazionale ucraina. Non a caso, il motto del Presidente del consiglio uscente Petro Poroschenko recita “Esercito, lingua e fede”, climax poco gradito alla minoranza della Transcarpazia, la quale malvolentieri partecipa allo sforzo bellico, la cui lingua è diversa rispetto all’ucraino, e la cui fede religiosa è il cattolicesimo e non l’ortodossia, elemento fondamentale dell’identità ucraina.

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Foto: Sputnik de, Ungheria News, Nemes Janos