Fidesz torna su suoi passi e garantisce nuovamente il supporto al Partito popolare europeo (Ppe) e al suo candidato Manfred Weber, nonostante il primo ministro ungherese Viktor Orbán avesse ripetutamente accusato Weber di non essere adatto a ricoprire il ruolo di presidente delle Commissione europea.

Le tensioni erano iniziate a febbraio, quando Weber aveva dichiarato di non volere il supporto di Fidesz nella sua corsa alla nomina di presidente della Commissione. Weber affermava di non voleva essere un leader estremista, né di destra, né di sinistra, ma di voler solo rappresentare il centro.

“Fidesz avrebbe appoggiato Weber”, aveva risposto Orbán. “Ma non solo ha dichiarato di non aver bisogno dei voti ungheresi, ma anche di non voler diventare presidente grazie a essi”.

A seguito dell’intensificarsi degli attacchi contro il Ppe, Weber e infine il Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, Fidesz era stato sospeso dal partito.

Manifesti a Budapest contro Soros e Juncker

“Siamo sempre stati chiari: sì al dialogo e al confronto, ma con rispetto. Ci sono delle linee che non possono essere oltrepassate”, aveva detto Weber in merito alla sospensione di Fidesz. “Se vuole lasciare il partito, è libero di farlo, dipende da lui. Noi non ci sposteremo da ciò in cui crediamo.”

All’orizzonte sembrava dunque restare solo un’alleanza con il ministro degli interni italiano Matteo Salvini, che il 2 maggio è volato in Ungheria per incontrare il primo ministro ungherese e discutere dei punti comuni ai due governi.

Pochi giorni fa, invece, una brusca inversione di marcia. Fidesz porta a casa la vittoria alle elezioni europee con il 52% dei voti e chiude la porta a una possibile alleanza con Salvini e il gruppo dei sovranisti.

Vittoria di Orbàn alle europee

Orbán ha infatti deciso di rimanere fedele al Ppe, a Juncker e alla cancelliera tedesca Angela Merkel, aprendo possibilità anche a cooperazioni con i socialdemocratici, i Verdi e i liberali (di cui fanno parte il PD e il presidente francese Emmanuel Macron).

“Penso che per noi sia la cosa migliore da fare”, ha commentato il sottosegretario di Orbán, Gergely Gulyas.

E che Orbán stesse invertendo rotta, era già visible nelle più recenti decisioni del governo, fra cui il rinvio della nuova legge che regolerebbe i tribunali amministrativi. A seguito delle numerose le critiche che avevano accusato Orbán di voler controllare anche il potere giudiziario, il governo ha deciso di posticipare l’entrata in vigore della legge, per garantire a Fidesz il maggior supporto possibile, soprattutto a livello europeo.

Una storia d’amore che ha alti e bassi, quella fra Orbán e il Partito popolare europeo. Quali saranno le prossime mosse è impossibile dirlo: la sospensione di Fidesz rimane ancora valida, così come rimangono valide le posizioni liberali del Ppe.

 

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