Articolo di Paula Vega

“Se c’è qualcosa di cui mi possa fidare, sono i miei occhi” diceva l’artista e collezionista d’arte ungherese Olga Fisch, che durante gli anni ’30 emigrò in Ecuador, a Quito, che l’accolse fino alla sua morte avvenuta nel 1991.

Nata a Budapest il 29 gennaio 1901, in seno ad una famiglia ebraica, Olga era la maggiore di quattro fratelli. Fin da piccola, in seguito al trasferimento della sua famiglia a Győr, inizia la sua passione per la collezione d’arte, in particolare di oggetti artigianali popolari. A partire dagli anni ’30, prima di emigrare in Sudamerica, Olga Fisch assieme a suo marito Bela, visse in paesi del Nord Africa come il Marocco, dove iniziò la sua prima collezione d’arte e di oggetti popolari, e l’Eritrea (all’epoca colonia italiana), dove trovò ispirazione nelle popolazioni locali per le sue opere.

Olga Fisch nella sua casa di Quito, Ecuador

Nel 1939, data la situazione in Europa, i Fisch decidono di emigrare in Ecuador, grazie all’aiuto del console ecuadoriano a Genova, che li aiutò con i visti per entrare nel paese. Così, il 2 giugno 1939, Olga e Bela Fisch arrivano a bordo della nave “Orduña” a Guayaquil, città portuale e snodo commerciale principale del paese, continuando poi il viaggio in treno verso Quito, capitale dell’Ecuador.

A Quito Olga Fisch ebbe molto successo, sebbene la sua interpretazione dell’arte folcloristica ecuadoriana, unita ad elementi che ricordavano le sue origini mitteleuropee, fossero state trovate “troppo esotiche”, se non “inadeguate” dalla società conservatrice ecuadoriana dell’epoca. Nonostante ciò, Olga Fisch riuscì a rendere le sue collezioni e creazioni appetibili alla classe alta del paese, tanto che le sue opere furono anche esposte negli Stati Uniti. La sua arte prevedeva la produzione di tessuti, oggetti decorativi, tappeti, borse, ponchos, sciarpe, cappelli, gioielli e, soprattutto, artigianato indigeno e pezzi archeologici. La sua passione è servita al riscatto, l’apprezzamento e la rivalutazione dell’arte indigena in Ecuador ed in Sudamerica.

Alcuni design di Olga Fisch

Non a caso, la Fisch disegnò due tappeti per l’inaugurazione del Palazzo delle Nazione Unite a New York nel 1953, dove sono ancora oggi esposti. Dopo questo grande progetto, Olga e Bela Fisch fondarono a Quito un proprio negozio, chiamato Folklore, all’interno del quale si possono acquistare diversi prodotti e visitare la collezione dei Fisch. Tante delle sue opere sono state esposte al MOMA, allo Smithsonian, al Metropolitan Opera House a New York, ed al Lincoln Center.

Olga Fisch si spegne a Quito all’età di 100 anni, e riposa assieme al marito nel cimitero ebraico della città. Attualmente è Gogo Anhalzer, nipote di Olga Fisch, a gestire il negozio Folklore, molto conosciuto ed apprezzato nel Paese. Olga Fisch è uno dei tanti esempi di resilienza dopo la guerra, nonché della fusione di culture tra l’Europa ed il Sudamerica, e di come l’arte non conosca barriere, né limiti per chi la sa apprezzare.



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Foto: pagina facebook “Olga Fisch Folklore”