Peccato abbia giocato al fianco di Ferenc Puskás. Sì, perché quella che è stata la fortuna di Sándor Kocsis, paradossalmente, si è rivelata essere al contempo pure la sua maledizione, far coppia con un campione e, per questo, riscuotere solo in parte l’attenzione che avrebbe meritato. Nulla di inedito, a dire il vero, una ‘disgrazia’ del genere sarebbe capitata a tanti, anche dopo di lui, basti pensare, per limitarsi al calcio, a Garrincha e Rivelino con Pelé, a Neeskens con Cruijff – al punto da essere etichettato per tutta la vita come ‘Johan II’ – e, nel Napoli dei fasti maradoniani, a Careca con Diego. Destino ingrato quello del comprimario.

Kocsis, fenomenale goleador dell’epoca d’oro del calcio ungherese, aveva circa due anni in meno rispetto a Puskás e con lui componeva la formidabile coppia di punte della selezione magiara. Bomber prima del Ferencváros, poi in forza all’Honvéd, il gol gli scorreva nel sangue come a pochissimi: basti ricordare che in patria ha collezionato quasi 250 reti in undici campionati e che con i colori della nazionale ha addirittura centrato il bersaglio 75 volte in 68 apparizioni, praticamente segnando più di quanto abbia giocato!

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Sándor Kocsis

Cannoniere principe del mondiale del 1954 – quello della finale persa contro la Germania ovest –, si aggiudicò il titolo di tiratore scelto in pratica doppiando i suoi rivali: infatti dopo le sue 11 marcature occorre retrocedere a quota 6 per incontrare un minimo accenno di concorrenza. È singolare che proprio in quella competizione Sándor sia andato a segno sempre (firmando perfino un poker nel deflagrante 8-3 contro i tedeschi occidentali durante la fase a gironi), salvo, poi, non figurare nel tabellino dei marcatori proprio nella finale.

Di lui e Puskás si è detto che fossero i primi veri ‘gemelli del gol’ tanto erano fatti l’uno per l’altro: più alto ed atletico il primo, più basso e creativo l’altro. Un mix micidiale per ogni difesa, abbinati erano capaci di devastare qualsiasi resistenza, anche perché alle loro spalle manovrava un cervello di prim’ordine come József Bozsik e, da centravanti arretrato (l’antesignano dell’odierno falso nueve), Nándor Hidegkuti, ex ala riposizionata strategicamente da Gusztav Sebes proprio a ridosso dei due fenomenali attaccanti, in modo da mettere al loro completo servizio tutta la fantasia di cui era dotato per innescarli adeguatamente.

Kocsis era uno che la testa sapeva usarla molto bene. Non solo perché sul prato verde ragionava da vero goleador, ma anche perché con l’estremità superiore è stato probabilmente il più forte colpitore di tutti i tempi. ‘Testina d’oro’ è stato ribattezzato per la sua eccellente attitudine ad elevarsi più in alto dei suoi controllori ed a incornare imparabilmente per tutti i portieri che, invano, gli si opponevano. E quando eseguiva il pezzo forte del suo repertorio era capace di variazioni sul tema che lo rendevano ancor più implacabile sotto rete: sapeva restare angelicamente sospeso in aria quel tanto che bastava per intercettare il pallone quando il suo marcatore era già in fase discendente; ancora, pur essendo longilineo, era in grado di tuffarsi repentinamente per inzuccare a pelo d’erba. Insomma, una maledizione per chi aveva il compito di fronteggiarlo.

In seguito alla rivolta dell’autunno del 1956, prontamente repressa dai cingolati sovietici, Sándor fu tra quelli che decise di lasciare il Paese e, dopo una fugace esperienza in Svizzera, nel ’58 si accasò al Barcellona in compagnia del connazionale Zoltán Czibor, dietro suggerimento ed invito di László Kubala, altro ungherese già emigrato anni prima in Spagna. Con loro completò in blaugrana un trio offensivo di altissimo profilo, in grado di gareggiare con quello messo in campo dagli acerrimi rivali del Real Madrid, che, oltre al ‘gemello’ Puskás, potevano vantare in organico fuoriclasse come Alfredo Di Stefano e Francisco Gento. Solo allora le strade di Kocsis e Puskás, fino a quel momento indissolubilmente congiunte dalla comune vocazione al gol, si son divise. Ma la storia ricorderà per il futuro Kocsis come colui che giocò (e segnò) al fianco di Puskás. Condannandolo in eterno all’angusto ruolo di ‘spalla’ del campione.

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Kocsis – Kubala – Czibor al Barcellona

 

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