Il coronavirus non è stato sconfitto e il peggio non è ancora alle nostre spalle. Da giugno molti paesi hanno riaperto confini e attività, ma purtroppo la situazione in molti di questi sta velocemente peggiorando. Anche l’OMS ha lanciato l’allarme: “Trenta paesi hanno visto un aumento del numero di nuovi casi nelle ultime due settimane e in undici di questi, l’accelerazione della trasmissione ha portato ad un’impennata molto significativa che, se non controllata, spingerà ancora una volta i sistemi sanitari sull’orlo del precipizio in Europa”. L’Ungheria non è fra questi paesi, anzi i dati sui nuovi contagi continuano a essere molto bassi, ma ai confini dell’Ungheria non regna l’ottimismo. Qui sotto trovate i grafici che mostrano l’andamento dei nuovi contagi giorno per giorno.

Croazia: boom di nuovi contagi da coronavirus

E’ stato uno dei primi paesi a chiudere. Le misure introdotte sono state considerate da molti tra le più rigide a marzo. Ora però il paese ha riaperto gran parte delle normali attività cercando di salvare la stagione turistica. Negli ultimi giorni sono aumentati i casi di contagio, tanto che la Slovenia sta valutando se toglierla dalla lista dei paesi sicuri, come già avvenuto per Bosnia e Serbia.

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Slovenia: possibili nuove limitazioni

Il primo paese dell’aera ad avere una giornata senza nuovi contagiati sta tornando sui suoi passi. A maggio e inizio giugno i contagi si contavano sulle dita di una mano, ora hanno cominciato a superare le dieci unità a giorno. Tutto sotto controllo per ora, ma il Ministro della Salute non nasconde di essere preoccupato e di pensare all’introduzione di nuove limitazioni, specie per i paesi balcanici, dove si registrano nuovi focolai.

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Serbia: nuovi focolai nel paese

Uno dei paesi che registra il maggior numero di nuovi contagi. 254 contagiati il 30 giugno, numeri così alti non si registravano da aprile. Diversi i nuovi focolai nel paese, uno ha colpito anche tennisti di fama mondiale. Alcuni Stati stanno pensando, o lo hanno già fatto, di inserire limitazione per i viaggi. Con l’Ungheria per ora le frontiere sono aperte.

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Romania: frontiere aperte ma il rischio coronavirus è concreto

Un paese dove non c’è mai stato un netto miglioramento nella curva dei nuovi contagi. Dopo una leggera flessione i casi sono nuovamente aumentati arrivando a superare i 400 nuovi contagiati a giorno. Il doppio di quello che si registra in Italia negli stessi giorni. Il 25 giugno hanno toccato 460, uno dei numeri più alti dall’inizio dell’epidemia. Le frontiere della Romania con gli altri paesi UE rimangono aperte e hanno già causato alcuni problemi, specie per i lavoratori romeni nei paesi dell’Europa occidentale. Anche con l’Ungheria le frontiere sono aperte e tra i due paesi il movimento di persone è sempre stato molto alto, sia per motivi di lavoro sia per l’importante comunità ungherese presente in Transilvania.

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Ucraina: una situazione mai realmente migliorata

Un altro paese che anche a causa della situazione economica e statale non riesce a fermare il virus. I casi confermati sono in costante aumento e a maggio si è potuto notare solo un rallentamento della diffusione del contagio. Un focolaio qui è stato registrato anche nella squadra di calcio del Karpaty di Leopoli. Niente di buono quindi a est dell’Ungheria.

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Cechia: forte aumento dei casi di coronavirus

Non confina con l’Ungheria, ma per tante ragioni i due paesi sono molto interconnessi. Praga è stata una delle prime città a riaprire. Il 22 giugno si erano registrati solo 25 casi, appena tre giorni dopo, il 28 giugno, i nuovi contagiati sono stati 305 in un giorno, raggiungendo i livelli di aprile.

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Conclusioni

L’Ungheria è uno dei paesi che per ora ha mostrato il minor numero di contagi. I nuovi contagi si contano sulle dite delle mani. Nell’ultima settimana in media ci sono stati 6 nuovi contagiati al giorno. Confermandosi quindi uno dei paesi più sicuri in Europa.

Il virus sembra aver lasciato le prime zone di diffusione (Italia, Spagna, Germania, Francia) per dirigersi ai margini dell’Europa, in particolare verso est dove i dati sono tutt’altro che incoraggianti. A questi inoltre si possono aggiungere i pessimi dati che arrivano da altri continenti, in particolare dalle Americhe. Tutto questo ci aiuta a capire come l’attenzione sulle misure di prevenzione da seguire sia ancora fondamentale.

Con la riapertura dei confini e delle attività era scontato un nuovo aumenti dei contagiati, ma in alcuni paesi i dati sono preoccupanti. La stessa riapertura dei confini è stata messa in discussione. Alcuni Stati stanno già aggiornando le liste dei paesi sicuri da cui si può viaggiare. Insomma come è stato più volte ribadito dagli esperti, nei prossimi mesi più che pensare al ritorno alla normalità bisogna pensare a convivere con il coronavirus.

 

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Foto: gov.ua

Dati statistici: worldometers