Dal 26 agosto i nuovi casi di contagio da coronavirus aumentano in maniera preoccupante in Ungheria superando di gran lunga i numeri della prima ondata, ieri sono stati 894 i nuovi contagi registrati, ma probabilmente il numero reale è molto più grande. Mentre ha registrato un nuovo record il numero di test risultato positivo, ben il 12%. Non è però l’Ungheria l’unico paese dell’Europa centrale a soffrire, la situazione è molto grave anche a Praga, Bratislava.

Seconda ondata nei paesi dell’Europa centrale

In Rep.Ceca si sono raggiunte punte superiori ai 3.000 nuovi contagi al giorno. Anche i decessi hanno raggiunto nuovi record con 24 morti il 23 settembre. A Praga le restrizioni sono tornate, aumentati i luoghi dove è obbligatorio usare i guanti e la mascherina così come i luoghi dove viene misurata la febbre. Negozi, ristoranti e locali devono chiudere alle 22:00.

In Slovacchia il governo è tornato a parlare di possibile “lockdown” i contagi sono costantemente aumentati nel paese che era stato tra i meno colpiti nella prima ondata.

In Romania e Ucraina praticamente non c’è mai stata una pausa tra prima e seconda ondata. I contagi aumentano e anche i decessi. In Romania in media muoiono tra le 30 e le 50 persone al giorno, in Ucraina si toccano punte sopra i 70.

La situazione in Ungheria

Le statistiche ungheresi non sono positive. Come aveva ricordato il premier Orbán in questa seconda ondata dovranno essere presi in considerazione i numeri dei decessi e delle persone ospedalizzate al posto dei numeri dei contagiati. Inoltre dalla mappe sopra si evince come la situazione critica non riguardi più solo Budapest, ma ci sono anche altre contee che risultano in “marrone scuro” ovvero con un tasso di contagiati particolarmente alto: Győr-Moson-Sopron e Csongrád.

Il grafico qui sotto mostra i decessi (blu), numero delle persone ospedalizzate (rosso), persone con macchina respiratoria (verde). Il numero delle persone ospedalizzate è cresciuto dai 96 del primo settembre ai 755 di oggi. Quello delle persone assistite nella respirazione da 7 a 51 in un mese. Numeri che sono ancora inferiori a quelli di aprile ma che preoccupano soprattutto visto che la seconda ondata è appena iniziata. E’ importrante comunque considerare che il rapporto tra persone contagiate e persone in grave situazione è estremamente inferiore ora rispetto a marzo, visto che il numero dei contagi oggi è molto maggiore. Oggi ci sono 19.637 casi attivi in Ungheria, mentre il 16 aprile erano 1.311.

Seconda ondata nelle strutture ospedaliere

E’ evidente dai numeri che negli ultimi giorni è notevolmente aumentato il numero delle persone ospedalizzate e in condizioni gravi. Alcune strutture sanitarie iniziano ad avere difficoltà organizzative. In particolare ad oggi si registrano gravi rallentamenti nell’esecuzione del tampone. Centinaia sono le persone che ogni giorno chiedono di effettuare il test covid in strutture private e pubbliche. Le stesse strutture hanno difficoltà a soddisfare tutte le richieste e quindi il tempo di attesa sta aumentando considerevolmente. Dopo una richiesta per un tampone da un medico di base si possono aspettare fino 3-4 giorni per il test, e poi altri giorni per i risultati. Una situazione che rischia di compromettere il protocollo sanitario.

I tamponi sono a pagamento se richiesti da privati cittadini con costo massimo 19.500 Ft, sono invece gratuiti se richiesti da persone con sintomi su richiesta del medico di base.

Le misure adottate fino ad ora

Dal primo ottobre nelle scuole verrà misurata la temperatura a studenti e insegnanti. Una misura però tardiva, la scuola è già iniziata da un mese, e il virus circola ormai in numerosi istituti scolastici a Budapest come fuori la capitale.

Il campionato di calcio, come altri sport, continuano a funzionare nel paese con stadi aperti. Ma sempre più spesso partite vengono annullate per la rpesenza di sportivi contagiati in una squadra.

Le misure di restrizione all’ingresso del paese, la chiusura dei confini, è stata confermata anche per il mese di ottobre. E’ una misura a tempo indeterminato per ora che non ha una data conclusiva. Tale misura potrebbe rimanere quindi in vigore per mesi.

Nessuna ipotesi di lockdown, per ora

Il governo per ora si è sempre pronunciato contro un possibile nuovo lockdown per non mettere in difficoltà l’economia ungherese. La situazione però sta evolvendo in senso negativo, e ormai anche in paesi adiacenti l’Ungheria (come la Slovacchia) si è tornati a parlare di nuovo blocco totale. Un’ipotesi che ora non è più da escludere, specialmente considerando che i prossimi mesi che arriveranno saranno i mesi freddi. Dove raffreddore e influenza girano normalmente. In particolare l’ondata stagionale di influenza potrebbe non solo sommarsi alla situazione del coronavirus pressando in maniera non indifferente il sistema sanitario. Ma soprattutto visto che influenza e covid posseggono sintomi simili potrebbe causare facilmente il blocco del paese non riuscendo a distinguere velocemente chi ha una semplice influenza e chi il coronavirus.

La corsa al vaccino per ora prosegue, ma non è ipotizzabile che ci sia un vaccino pronto in questo anno, e con molta probabilità si parla di almeno metà 2021. Più utili a questo punto i test veloci che potrebbero indicare in pochi minuti, mezz’ora, se una persona è positiva o meno al coronavirus. (Per altre info sul vaccino clicca qui).

Quello per ora che rimane certo è che da qui a Natale la situazione sarà particolarmente instabile, sia dal punto di vista sanitario che da quello economico.



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Foto: infostart.hu

Fonti: ECDC, worldometers, pandemia.hu