Ad aprile, nel periodo più intenso della prima ondata di Coronavirus, avevamo pubblicato un articolo nel quale si sottolineava il rischio secondo il quale molti pazienti ospitati negli ospedali ungheresi dovessero lasciare il proprio posto ad eventuali malati Covid. Infatti, proprio in quei giorni, il Ministro delle Risorse Umane ungherese, Miklós Kásler, aveva indirizzato una lettera ai direttori degli ospedali ordinando loro di liberare il 60% dei posti letto per la cura dei pazienti COVID19.
Secondo le stime dei principali giornali ungheresi, tra le 15 e le 18mila famiglie ungheresi sarebbero state contattate affinché si riprendessero carico dei loro cari per garantire loro un’assistenza domiciliare. Solo negli scorsi giorni, però, si è venuto a sapere il reale numero di persone costrette a lasciare gli ospedali, nonostante molte di queste necessitassero cure adeguate.
Infatti, il 7 aprile scorso, con una lettera indirizzata al Ministro delle Risorse Umane, la deputata indipendente Bernadett Szél aveva richiesto un’accesso pubblico agli atti all’autorità, affinché ricevesse il numero esatto dei posti letti evacuati, e soprattutto il numero dei pazienti mandati a casa dagli ospedali. Dopo 6 mesi la parlamentare ha ottenuto i dati ripartiti per ospedali dalla NEAK (Gestione Nazionale dell’Assicurazione Sanitaria) solo dopo aver rinunciato di fargli causa per il mancato obbligo di fornire informazioni di interesse pubblico.
Secondo i dati, nel corso del periodo dal 14 marzo al 19 aprile gli ospedali ungheresi hanno liberato 19.165 letti per far posto ad eventuali malati di Covid-19, mandando a casa anche anzitempo pazienti cronici già ricoverati oppure rimandando gli interventi elettivi programmati prima dell’epidemia.
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