Esiste davvero un’opera d’arte dettata al telefono? Sì, e il suo ideatore fu proprio un ungherese, László Moholy-Nagy. Il suo nome viene ricordato per il grande apporto alla fotografia moderna e alla grafica. Volete sapere che cos’è l’opera telefonica e com’è nata? Lo scoprirete in questo articolo.

Un artista a 360°

Teorico della visione e della progettazione per l’industria, sperimentatore nell’ambito della fotografia e del cinema, iniziatore della ricerca visuale- cinetica a cui guardò Victor Vasarely – László Moholy-Nagy fu questo e molto altro.

Nato nel 1895 a Bácsborsód da una famiglia di origini ebraiche, Moholy- Nagy si formò nel clima delle Avanguardie russe, insegnò nel Bauhaus e a causa delle persecuzioni naziste si trasferì in America, dove a Chicago fondò il New Bauhaus.

Tutta la sua arte è da intendersi come una composizione visiva. Centro della sua ricerca furono le possibilità offerte della luce nella configurazione ottica di un’opera – l’artista ha giocato con i fotogrammi e ha realizzato opere sperimentali come il Modulatore spazio luce.

Dietro alle sperimentazioni di Moholy Nagy si nasconde un’analisi critica dei medium contemporanei. Mise in discussione l’idea di opera d’arte realizzando un’immagine dettata al telefono che aprì un dibattito tutt’oggi incredibilmente attuale.

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László Moholy-Nagy, Light space modulator, 1930

Una riflessione sul concetto di arte

In un’epoca in cui i metodi tradizionali di rappresentazione devono fare i conti con il prodotto dei nuovi medium, che cosa può essere definito arte?

Riflessione critica sui tre medium, Pittura, fotografia, film (1925) è il capolavoro letterario di László Moholy- Nagy, considerato il manifesto della fotografia moderna oltre che testo predecessore di alcune tematiche del celebre saggio di Walter Benjamin L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica.

Molti saranno d’accordo con il fatto che ciò che identifica un’opera d’arte è l’aura determinata dalla sua unicità e originalità. Quando pensiamo a un capolavoro, immaginiamo l’artista che con le sue mani lavora la materia e crea un’estensione di sé unica e impossibile da eguagliare.
È lo stesso principio di quando provate a replicare la ricetta della torta della nonna con gli stessi ingredienti, gli stessi procedimenti e vi sembra sempre meno buona della sua – László Moholy-Nagy ha cercato di scardinare questo meccanismo creando un’immagine dettata al telefono.

EM 2 l’immagine dettata al telefono

Che cosa significa creare un’opera d’arte quando c’è distanza? Moholy-Nagy riflette sulla definizione di artista: è l’esecuzione o l’idea che definisce un artista?
Nel 1922 realizza un quadro, interamente dettato al telefono, per dimostrare la fusione tra arte e industria. Volete sapere come? Ai due estremi delle cornette telefoniche ci sono László Moholy-Nagy ed un tecnico, entrambi con un foglio di carta millimetrata. Come in una specie di partita a battaglia navale, colori e forme vengono posizionati sotto dettatura con coordinate precise.

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László Moholy-Nagy, Em 2 Telephone picture, 1922

Il risultato non è eseguito manualmente dall’artista, è un’opera che chiunque sarebbe in grado di riprodurre – l’autore infatti decide di non firmare l’elaborato, non ne rivendica la paternità;
svanisce così il culto dell’artista, l’opera d’arte non è più un pezzo unico ma un prodotto seriale, esattamente come avviene per l’industria.

Durante la sua carriera Moholy-Nagy sostenne l’avvicinamento tra arte e industria e fu attratto dagli oggetti industriali. Vide nel cinema la possibilità di diventare un prodotto industriale ed immaginò che i film potessero essere chiusi in dischi catalogati in pinacoteche domestiche. Ciò che un secolo fa era pura immaginazione oggi è parte del quotidiano – Curioso vero?



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Foto: thoughtco.com, moma.org, Dailyicon.net