Iniziamo un viaggio, al di là del lontano mare di Óperencia, dove un anno dura 3 giorni, dove dentro la testa di un cinghiale si può trovare una lepre, dentro la quale a sua volta si può trovare una scatola con nove calabroni dai poteri magici.

Un viaggio tra le favole ungheresi è un viaggio fantastico che ci proietta in qualcosa di diverso, qualcosa di avventuroso e ricco di sorprese, ma anche qualcosa di indissolubilmente legato alle radici della cultura ungherese

Un viaggio nelle fiabe ungheresi, tra fantastico e reale

Un viaggio nella fiabe ungheresi non è solo un viaggio fantastico, ma è anche molto reale. Perchè le fiabe nascono dalla tradizione popolare e sono parte di quegli “elementi primordiali su cui si edifica una cultura“. Le fiabe sono un elemento primario della formazione culturale di una comunità. Tramandano cultura, concetti, espressioni, modi di essere e vedere le cose, soprattutto nelle società rurali.

Per il filosofo tedesco Herder le favole sono elementi essenziali dello spirito e dell’anima di un popolo. E la ricerca e la standarizzazione delle fiabe hanno contribuito a quel grande processo ottocentesco che ha portato alla costruzione dell’identità nazionale.

Elek Benedek: il “narratore di storie”

Il volume pubblicato da Vocifuoriscena, “C’era una volta o forse non c’era. Fiabe cosmologiche ungheresi” a cura di Elisa Zanchetta ci guida alla scoperta della tradizione fiabesca magiara. Quattordici fiabe scelte tra le raccolte di “Mondo delle fiabe e delle leggende ungheresi” del grande narratore magiaro-seclero Elek Benedek.

Benedek, giornalista e scrittore, che lascia Budapest per tornare alla sua terra natia, la terra dei Secleri. Benedek e i suoi collaboratori svolgono un’opera unica di raccolta e catalogazione delle fiabe e delle leggende ungheresi come ci spiega la curatrice nel dettagliato capitolo dedicato alla biografia dell’autore. Più o meno negli stessi anni, nelle stesse terre, un altro grande ungherese, il musicista Bela Bártok svolge lo stesso lavoro di raccolta e catalogazione per la musica folk.

Le fiabe diventano un pezzo di un puzzle più grande, diventano parte della cultura nazionale e popolare, tassello nella costruzione di una propria identità, senza per questo nascondere contaminazioni culturali che da sempre hanno arricchito le tradizioni popolari. Così come nella musica, anche nelle fiabe spesso si incontrano elementi e forme prese in prestito da altre culture, in questo caso le tradizioni caucasiche e i tratti comuni con la cultura altaica e siberiana come ci ricorda la curatrice.

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Elek Benedek nel 1929.

“C’era un volta o forse non c’era”

In questo viaggio nelle fiabe ungheresi Elisa Zanchetta diventa una guida che ci assiste e ci proietta in un mondo fantastico, in una “realtà altra” dove possiamo immergerci in una vasca d’oro per ringiovanire o trovare fate che fanno bagni nei laghi di latte.

Un mondo che rasenta l’assurdo per un lettore al primo approccio con le novelle ungheresi. Il volume “C’era una volta o forse non c’era…” si rivela così particolarmente utile per comprendere quegli elementi basilari del racconto, ma anche quelle piccole sfumature, che solo un’esperta guida può farti notare. Da questo punto di vista si rivelano molti utili il glossario dei personaggi e dei luoghi delle fiabe popolari ungheresi e il saggio introduttivo che ci introietta nel mondo delle fiabe ungheresi. 

Leggere le fiabe vuol dire anche analizzarne struttura e forma. In questo ci è d’aiuto il saggio introduttivo che ci rende consapevoli della povertà della mitologia magiara nei confronti degli altri popoli ugrofinnici. Una delle cause sottolineata dall’autrice è la maggiore fiducia degli ungheresi “nell’azione di uomini capaci, i cosidetti táltos, anziché nell’influsso di spiriti e demoni”. I táltos figure ricche di saggezza e di mistero, affini agli sciamani o ai beneandanti del Friuli medievale, sono spesso tra i protagonisti di queste fiabe. 

“Hol volt, hol nem volt”: la formula di apertura

Altro argomento di grande interesse è la “formula di apertura” (mesekezdő formula) e le sue molte varianti. Una formula quella del “hol volt, hol nem volt” molto diffusa nelle fiabe dei popoli caucasici, ed è quindi ipotizzabile che sia anteriore all’Honfoglalás (conquista della patria). Lo studio delle formule che si ripetono nella favole è interessante e ricco di spunti. Dal mare di Óperencia, ai Monti di vetro, passando per le particolari formule numeriche, “sette volte sette paesi”. Un interessante groviglio di formule narattive ottimamente concettualizzato nel testo.

L’albero cosmico

Ma le favole non solo solo formule narrative, sono anche concetti e spazi. Ed è qui che nasce il concetto di Universo diviso in tre: mondo superiore, intermedio e inferiore. Ognuno di questi mondi ha proprie regole e personaggi. Se il mondo superiore è il mondo delle fate e dei laghi di latte, quello intermedio è degli uomini e degli spiriti della natura, mentre quello inferiore è dominato da rane, lucertole, serpenti e dai temuti sárkány, i draghi. Questo concetto spazio-temporale è tenuto insieme dall’albero cosmico, figura centrale della mitologia ungherese, onnipresente anche nelle fiabe di questo volume.  

Quattordici fiabe: dal csodaszarvas ai táltos

La raccolta di fiabe presentata da Elisa Zanchetta riporta 14 diverse fiabe. Dalla fiaba del cervo meraviglioso che vede protagonisti Hunor e Magyar i Re mitologici degli ungheresi, all’égig érő fa (l’albero cosmico), passando per storie di fate e táltos. Un insieme di storie e personaggi variegato e ricco che ci fornisce un’ottimo sguardo d’insieme sulle fiabe ungheresi.

Il primo volume della collana Ugrica diviene così un testo importante non solo per comprendere le fiabe ungheresi, ma anche per una lettura spensierata, in italiano o in ungherese (è presente sia il testo originale che la traduzione), per ritornare con la mente a quando ascoltavamo le favole, immergendoci in un mondo diverso dove “c’era una volta o forse non c’era”… 

 

C’era una volta o forse non c’era…

Fiabe cosmologiche ungheresi

a cura di Elisa Zanchetta

Edito da Vocifuoriscena, Roma 2020

 

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Foto: operencia.com