L’Unione Europea ha finalmente raggiunto un accordo sul Fondo per la Ripresa e il bilancio a lungo termine per il prossimo settennato (2021-2027) che in totale ammonta a 1.074 miliardi di Euro.

Di questi, 390 miliardi euro saranno erogati sotto forma di sussidi a fondo perduto, mentre 360 miliardi di euro sotto forma di prestiti (con un tasso vicino allo zero). Un aiuto non indifferente pet tutti i Paesi colpiti duramente dal coronavirus.

Eppure, dopo mesi di discussione sembra che non tutti i Paesi del blocco potranno beneficiarne e fra questi anche l’Ungheria.

Due anni fa, il parlamento europeo aveva accusato l’Ungheria di violare i principi dello stato di diritto e, per la prima volta dall’adozione del Trattato di Lisbona, si era pronunciato su una questione delicata come l’articolo 7 e le conseguenti sanzioni ad un Paese membro.

Secondo gli europarlamentari, tutti gli strumenti finora adottati (relazioni annuali, dibattiti, raccomandazioni) sono stati insufficienti. Infatti, a fine settembre la Commissione aveva espresso il proprio rammarico per la mancanza di progressi significativi da parte di Ungheria e Polonia (l’altro Paese che potrebbe ricevere sanzioni collegate all’articolo 7).

Eppure, quando a luglio si era parlato per la prima volta di aiuti economici post-coronavirus, il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki aveva escluso che tali fondi potessero essere collegati con lo stato di diritto e la minaccia di mettere in atto ciò che prevede l’articolo 7.

“Sono due questioni separate e bisogna tenerlo in conto,” aveva detto Morawiecki.

Oggi non sembra che gli europarlamentari la pensino allo stesso modo. Infatti, il Parlamento ha raggiunto un accordo provvisorio con la presidenza del Consiglio europeo per un meccanismo che consentirebbe la sospensione dei pagamenti dal bilancio UE a uno Stato membro che non rispetta i principi dello stato di diritto.

Gli eurodeputati hanno sottolineato come i fondi UE non dovrebbero essere affidati nelle mani di chi si adopera contro la democrazia e i diritti fondamentali in Europa.

“Il solo monitoraggio non ridarà alla magistratura polacca l’indipendenza, né salverà il giornale ungherese Index”, ha detto Michal Šimečka (gruppo Renew Europe, Slovacchia).

Il testo dell’accordo protegge anche i beneficiari finali che dipendono dagli aiuti dell’UE, come studenti, agricoltori o ONG che potranno presentare un reclamo alla Commissione per ricevere gli importi dovuti (un passaggio importante vista la situazione difficile in cui le ONG ungheresi si trovano ad operare).

“Per noi era fondamentale che i beneficiari finali non venissero puniti per gli errori dei loro governi e che continuassero a ricevere i fondi promessi”, ha detto Eider Gardiazabal Rubial (gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e democratici, Spagna).

La decisione finale sulla sospensione dovrà essere presa dal Consiglio a maggioranza qualificata su proposta della Commissione europea.

A rispondere dall’Ungheria è il ministro della giustizia Judit Varga sul suo profilo Facebook.

“È inaccettabile che, nonostante la situazione odierna e le sfide che l’Europa dovrà affrontare a causa della pandemia, il Parlamento europeo insista ancora a ricattare politicamente e ideologicamente l’Ungheria.”

Il primo ministro ungherese Viktor Orbán si è detto pronto a esercitare il diritto di veto, e quindi bloccare i fondi europei per la ripresa, se questi ultimi dovessero essere subordinati alla questione dello stato di diritto.



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Foto: DW