Il 6 ottobre sugli edifici in Ungheria viene issata la bandiera nera, simbolo di lutto nazionale, per ricordare l’esecuzione dei martiri della Rivoluzione del 1848.

 Il 6 ottobre: lutto nazionale

Nel 2001, il governo ungherese ha dichiarato il 6 ottobre giornata di lutto nazionale. Lo stesso giorno del 1849 vennero giustiziati dal governo austriaco tredici generali dell’esercito ungherese che combattevano per l’indipendenza dagli Asburgo. L’esecuzione avvenne nella città di Arad, allora parte del Regno d’Ungheria, ora in Romania, e venne ordinata dal generale austriaco Haynau, noto anche come “la iena di Brescia” per la sua efferatezza nella repressione dei moti bresciani del 1848.

Per umiliarli ulteriormente ai generali ungheresi fu negata la condanna per fucilazione, vennero invece uccisi per impiccagione.

L’esecuzione del primo ministro Batthyány

Lo stesso giorno a Pest fu eseguita la condanna a morte dell’ex primo ministro, il conte Lajos Batthyány. La famosa piazza di fronte alla chiesa di Sant’Anna a Buda porta il suo nome ma non coincide con il luogo degli avvenimenti. Anche lui doveva essere impiccato, ma durante l’ultima visita la moglie gli consegnò di nascosto un piccolo pugnale con cui si colpì al collo. Sopravvisse ma, a causa della perdita di sangue e delle ferite, l’impiccagione venne modificata in fucilazione.

Il ministro Batthyány fu ucciso nel centro di Pest, a pochi metri da dove oggi si trova il Parlamento ungherese, ai margini di quella che ora porta il nome di piazza libertà, ma che fino alla fine dell’Ottocento era in realtà una grande prigione. Dove fu ucciso il conte oggi si trova una fiamma ardente, sempre accesa a testimonianza dell’importanza che il Batthyány ha rivestito per le sorti del paese (la fiamma si trova tra le vie Hold e Báthory).

La restaurazione di austriaci e russi

La rappresaglia guidata da Haynau arrivò al suo culmine con l’assassinio dei tredici di Arad e del primo ministro. Questa ferocia non provocò indignazione solo in Ungheria, ma scatenò proteste in tutta Europa. L’esecuzione degli ufficiali militari e di Batthyány furono meri omicidi poiché le condanne avvennero dopo processi farsa e sulla base di accuse illegittime. Con la loro uccisione il generale Haynau e il regnante Francesco Giuseppe vollero punire l’aspirazione degli ungheresi all’indipendenza.

Gli ungheresi deposero le armi il 13 agosto 1849 a Világos, oggi in Romania, simbolicamente davanti ai russi e non agli austriaci. Anche lo zar russo Nicola I cercò di influenzare il suo parente Francesco Giuseppe affinchè i condannati venissero graziati. Non mancò di esprimere attraverso i canali diplomatici il suo risentimento per le esecuzioni. Il successivo scioglimento dell’alleanza austro-russa iniziò coi rimproveri che i due governi si scambiarono per i supplizi di Arad.

I martiri di Arad

Gli ungheresi considerano i tredici generali impiccati ad Arad il simbolo della lotta per la libertà e per l’indipendenza che era scaturita dai moti del ’48. I generali di Arad sono diventati così martiri nazionali. E proprio il giorno della loro uccisione nella fortezza della città di Arad fu creata una frase emblematica che rifletteva profondamente il dolore e l’ingiustizia.

La frase è un eterno ricordo, ma all’epoca voleva essere anche un monito. La sua particolarità consiste nel fatto che le lettere iniziali delle parole tedesche sono anche le iniziali dei cognomi dei martiri: “PANNONIA! VERGISS DEINE TODTEN NICHT, ALS KLÄGER LEBEN SIE!” (Ungheria! Non dimenticare i tuoi morti, essi vivono come accusatori!).

I nomi dei tredici martiri sono Ernő Poeltenberg, Károly Vécsey, János Damjanich, Arisztid Dessewffy, Ignác Török, József Nagysándor, Lajos Aulich, Károly Knezić, Ernő Kiss, György Lahner, Károly Leiningen-Westerburg, Vilmos Lázár, József Schweidel. Come si evince anche dai nomi i martiri di Arad non erano tutti ungheresi. Come in qualsiasi impero che si rispetti la provenienza etnica era varia. Tra i tredici generali troviamo persone di origine tedesca, serba, croata e due persone addirittura con origini armene.

martiri arad 1848

I martiri di Arad.

Vietato brindare con la birra

La storia vuole che al momento dell’esecuzione i militari austriaci per festeggiare la vittoria sugli ungheresi brindarono con i boccali colmi di birra. Un gesto che gli ungheresi non si dimenticarono facilmente. Un gesto reputato di diniego e offesa verso i martiri e la voglia di libertà del popolo. Proprio per questo gli ungheresi giurarono da allora, per 150 anni, di non brindare più con la birra. Su questa storia abbiamo scritto qui qualche dettaglio in più: “Vietato brindare con la birra”.



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Foto di copertina: dipinto di János Thorma

Articolo di Marianna Kovács