I Ministri degli Esteri dei paesi membri dell’Unione Europea hanno raggiunto un accordo per rendere più chiare le misure che limitano il libero movimento a causa del coronavirus.

La pandemia ha avuto delle dure ripercussioni sul diritto di circolare liberamente nell’UE. La Commissione europea ha ricordato che molti cittadini hanno dovuto far fronte a moltissime regole e procedure diverse, a informazioni poco chiare sulle zone ad alto e basso rischio oltre che a una mancanza di chiarezza su come regolarsi durante eventuali spostamenti.

Una situazione che ricorda molto quella ungherese dei primi di settembre, quando alla decisione del governo di chiudere i confini sono seguite diverse eccezioni (prima la libertà di ingresso per gli spettatori della Supercoppa europea, poi le eccezioni per i cittadini del gruppo Visegrad e via dicendo). Per settimane, cittadini ungheresi e i residenti in Ungheria non sono stati sicuri su cosa fosse permesso e cosa invece no. 

Già a settembre, a seguito della decisione del governo ungherese, l’UE aveva ribadito l’importanza di una strategia unitaria chiedendo di tornare a un sistema a colori accettato da tutti.

Adesso gli Stati membri hanno finalmente raggiunto un accordo concreto.

“Non sormonteremo la crisi chiudendo unilateralmente le frontiere, ma attraverso uno sforzo collettivo,” ha ricordato la Commissione Europea.

Il primo risultato importante è quindi una cartina comune, con codici comuni e basata su criteri comuni, elaborata dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. In secondo luogo, anche se gli Stati membri possono decidere quali misure restrittive applicare (per esempio se la quarantena o il test) tutti devono garantire che i cittadini ricevano informazioni chiare e tempestive su ciò che devono fare e sulle restrizioni in vigore. Di norma le informazioni sulle nuove misure saranno pubblicate 24 ore prima che prendano effetto, proprio per evitare nuovi momenti di caos come quelli di settembre durante i quali tante persone che al momento si trovavano all’estero sono dovute rientrare immediatamente senza sapere cosa li aspettasse all’arrivo.

Tutte le informazioni sui viaggi all’interno dell’UE saranno disponibili sul sito “Re-open EU”. 

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L’attuale situazione in Europa.

Non ci saranno restrizioni, come la quarantena o il test, per i viaggiatori provenienti da regioni o Paesi “verdi”. I viaggiatori provenienti da zone “arancioni” o “rosse” possono aspettarsi l’imposizione di misure restrittive.

Come vengono attribuiti questi diversi colori?

Verde: se i casi di infezione da coronavirus registrati negli ultimi 14 giorni ogni 100,000 abitanti è inferiore a 25 e il tasso di positività dei test è inferiore al 4%;
Arancione: se i casi di infezione da coronavirus registrati negli ultimi 14 giorni ogni 100,000 abitanti è inferiore a 50, ma il tasso di positività dei test è pari o superiore al 4%;
Rosso: se i casi di infezione da coronavirus registrati negli ultimi 14 giorni ogni 100,000 abitanti è pari o superiore a 50 e il tasso di positività dei test è pari o superiore al 4%, oppure se i casi di infezione da coronavirus registrati negli ultimi 14 giorni è superiore a 150;
Grigio: se non sono disponibili informazioni sufficienti.

Inoltre l’UE chiarisce le categorie di viaggiatori che non sono obbligate a sottoporsi a misure di quarantena:

  • i lavoratori che esercitano professioni critiche (per esempio operatori sanitari);
  • i lavoratori del settore dei trasporti;
  • i pazienti che viaggiano per motivi medici imperativi;
  • gli alunni, gli studenti e i tirocinanti;
  • le persone che viaggiano per motivi familiari o professionali imperativi;
  • i diplomatici;
  • i passeggeri in transito;
  • il personale marittimo;
  • i giornalisti.

Cosa farà l’Ungheria?

Non sembra dunque esserci possibilità per l’Ungheria di sottrarsi a questi obblighi e sembra che riaprire i confini sia l’unica opzione. Ovviamente, potrebbe applicare misure quali la quarantena o il test se ritenute necessarie. Nonostante ciò, l’UE dice esplicitamente che il divieto d’ingresso deve essere limitato a situazioni assolutamente eccezionali, come un confinamento generalizzato di tutto il Paese. Sarà il caso dell’Ungheria? 

Ricordiamo che ad oggi nell’Unione Europea ci sono oltre 4 milioni di casi attivi, la maggior parte registrata in Spagna, Francia e Regno Unito. L’Italia si posizione quarta con 365,467 casi e l’Ungheria è al momento 15esima con 40,782 casi.



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Foto: Re-open Eu, Commissione Europea.