Budapest e Bruxelles sembrano fare un passo avanti e uno indietro. L’Ungheria continua a richiedere l’erogazione dei fondi facenti parte del Recovery Fund per gestire la crisi ucraina, il numero di rifugiati che ogni giorno attraversa il confine e la probabile crisi economica che si verificherebbe se tutta l’energia russa, dal petrolio al gas naturale dovesse essere posta sotto embargo.

La Commissione europea invece continua a sottolineare la precaria situazione dell’Ungheria per quanto riguarda l’indipendenza del sistema giudiziario, la libertà di stampa e il rispetto dello stato di diritto.

Recepimento delle norme antifrode dell’Ue

Nel mese di maggio, la Commissione ha richiesto nuovamente a Budapest di recepire le norme per la lotta contro la frode ai danni del bilancio dell’Unione.

Tali norme, che rientrano nella più ampia strategia antifrode della Commissione, tutelano il bilancio dell’Ue armonizzando le definizioni, le sanzioni, le norme sulla competenza giurisdizionale e i termini di prescrizione relativi alla frode e ad altri reati che ledono gli interessi finanziari dell’Ue. I problemi individuati finora in Ungheria riguardano principalmente il recepimento delle disposizioni della direttiva che riguardano la definizione dei reati (frode, corruzione e appropriazione indebita), le sanzioni e i termini di prescrizione.

Un corretto recepimento di tali norme da parte degli Stati membri è necessario per consentire alla Procura europea di svolgere indagini e intraprendere azioni penali efficaci. Il termine per il recepimento della direttiva nell’ordinamento nazionale è scaduto il 6 luglio 2019.

Quali sono dunque i prossimi passi? L’Ungheria dispone ora di due mesi per rispondere alle argomentazioni formulate dalla Commissione. In assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione potrà decidere di inviare un parere motivato.

Quadro di valutazione Ue della giustizia 2022

E l’Ungheria non occupa una buona posizione neanche nel quadro di valutazione Ue della giustizia 2022, la decima edizione di una panoramica annuale che fornisce dati comparativi sull’efficienza, sulla qualità e sull’indipendenza dei sistemi giudiziari degli Stati membri.

Infatti, secondo la popolazione ungherese, sia cittadini comuni che imprese e investitori, tribunali e giudici non sono totalmente indipendenti e sono diversi i tipi di pressione esercitati sul giudiziario da parte del governo e dei politici. Inoltre, in Ungheria l’Agenzia di sicurezza nazionale è troppo coinvolta nel controllare l’operato del giudiziario. Secondo l’Ue, la presenza di tale organo nel controllo e nomina dei giudizi interferisce pesantemente con l’indipendenza del sistema giudiziario, dal momento che l’Agenzia appartiene invece all’organo esecutivo.

Il dialogo Ungheria-Ue

E continua anche la questione legata al rispetto dello stato di diritto in Ungheria. All’incontro dei ministri degli Stati membri al Consiglio europeo, Mikuláš Bek, Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Ceca, ha notato come per la prima volta abbia assistito a quello che sembrava un dialogo  fra l’Ungheria e l’Ue e non una seria di monologhi. Nonostante il suo giudizio positivo, Didier Reynders, il Commissario europeo della giustizia ha ricordato come le recenti elezioni in Ungheria non abbiano fatto altro che evidenziare una mancata indipendenza della stampa.

Per quanto riguarda il sistema giudiziario, Reynders ha accolto con favore le modifiche alle leggi ungheresi che hanno portato a un aumento dello stipendio dei giudici e dei pubblici ministeri e al riconoscimento di indennizzi per i ritardi nelle cause civili. Comunque, durante la riunione, non sono state affrontate tematiche che la Commissione considera ancora aperte, come il rispetto dello stato di diritto, la possibilità di applicare l’articolo 7 e il principio di condizionalità. Non era né il momento né il luogo per questi temi, visto che quasi l’intero incontro è stato incentrato sull’Ucraina e sulla sicurezza energetica. Reynders ha comunque ricordato che la Commissione è molto attenta a questi sviluppi e che continuerà a monitorare la situazione.



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